Italia Che Cambia è una piccola gemma del giornalismo italiano. Da otto anni ricerca, racconta e supporta le realtà più innovative del nostro paese (e non solo), fornendo a chi legge una lente d’ingrandimento critica sul panorama del cambiamento sociale, economico e culturale attuale.
In vista della “Diretta Resistente“ di questa sera alle ore 21 sulla pagina Facebook di Aware, di cui sarà ospite, ho avuto il piacere di incontrare la direttrice della testata Alessandra Profilio. Ne è venuta fuori una chiacchierata a tutto tondo su come sta cambiando il giornale e il mondo che racconta ogni giorno, sulle prospettive impensate che la crisi attuale lascia intravedere e sulla necessità di creare nuove narrazioni per trasmettere la bellezza resistente che appartiene alla società in cui siamo immers*.
Da leggere fino in fondo per assaporare il piacevole retrogusto di una nuova prospettiva verso la realtà che stiamo costruendo come collettività di persone e di idee.
Alessandra, Italia Che Cambia è nata nel 2012 con la volontà di mappare le realtà virtuose del panorama sociale e culturale del nostro paese. Da allora il progetto è cresciuto fino a diventare una lente d’ingrandimento sul mondo dell’innovazione non solo in Italia ma anche all’estero. Al racconto delle storie di cambiamento positivo si è aggiunto un servizio di informazione critica dal basso – vedi la rassegna “Io non mi rassegno”. Cosa è cambiato in questi otto anni nel vostro modo di fare informazione e cosa ha portato la redazione ad allargare il focus dei contenuti? E cosa trovi cambiato nel mondo dell’innovazione sociale che raccontate?
Anche oggi, come otto anni, fa il lavoro di Italia Che Cambia è guidato dalla missione/visione da cui tutto ha avuto origine: cosa posso fare io per cambiare in meglio la mia vita e il mondo senza aspettare che qualcun altro faccia qualcosa al mio posto? L’assunzione di responsabilità continua ad essere al centro del nostro progetto giornalistico, che negli anni è maturato, così come le persone che ne fanno parte.
In questi anni – con il nostro lavoro di redazione quotidiano, la rete di collaborazioni che via via si è allargata ed i nostri continui viaggi su e giù per l’Italia – abbiamo avuto la conferma che l’Italia (e il mondo!) sono già cambiati: esistono già molte soluzioni alle principali questioni ambientali, sociali ed economiche di oggi. Dall’innovazione sociale all’economia circolare, dall’energia alla gestione dei rifiuti, dall’educazione alla mobilità pulita: esistono una molteplicità di esempi virtuosi che aspettano di essere diffusi su larga scala. La sfida è dunque proprio quella di rendere replicabili queste esperienze positive.
Oggi più che mai Italia che Cambia vuole essere un facilitatore dei processi di trasformazione positiva in atto sul Pianeta. Raccontiamo, mappiamo e mettiamo in rete le realtà virtuose invitando le lettrici ed i lettori a trarne ispirazione. Abbiamo fatto nostro il motto dei Comuni Virtuosi ed è l’invito che rivolgiamo a tutti: vietato non copiare!
Speriamo che in molti accoglieranno il tuo invito. Ad oggi però social e tv sembrano amplificare un tipo d’informazione sensazionalistica e generalmente polemica. È davvero così negativo il mondo che viviamo? Perché riceviamo una visione dell’informazione tanto orientata su notizie negative e su una sorta di spettacolarizzazione macabra della sofferenza?
Purtroppo è così. Sensazionalismo, polemica e polarizzazione dei dibattiti continuano a caratterizzare l’informazione veicolata da molti media mainstream che sembra quasi pensata per alimentare mediocrità, paura, rassegnazione e passività. Tutto questo è stato amplificato all’ennesima potenza nel racconto dell’emergenza Covid-19. A livello mediatico assistiamo da mesi ad una schizofrenia generale che oscilla tra l’allarmismo e il sensazionalismo più riprovevole e la banalizzazione e negazione a tutti i costi di un momento così complesso che impone responsabilità, indagine, riflessione, rispetto.
Più in generale, molti mezzi di informazione continuano a mostrarci soltanto una parte della realtà e ad utilizzare toni, immagini e linguaggi che nulla hanno a che fare con un’informazione costruttiva e propositiva (e in molti casi sono lontani dal concetto stesso di buona informazione). Ecco, basterebbe forse recuperare i principi basilari della professione giornalistica quali la ricerca della verità, l’obiettività, l’utilità sociale dell’informazione.
MezzoPieno News, uno dei partner di Aware, ha lanciato la petizione per “la parità di informazioni positive”. Come Italia Che Cambia condividete questa campagna? C’è bisogno dello strumento legislativo per cambiare il modo di fare informazione nel nostro paese?
Condividiamo pienamente la campagna, che abbiamo peraltro rilanciato sul nostro giornale, e sosteniamo qualsiasi iniziativa finalizzata alla promozione di un’informazione positiva e costruttiva: crediamo fortemente nell’importanza di costruire un immaginario diverso e in questo processo il mondo dell’informazione, insieme a quello dell’educazione, gioca un ruolo fondamentale.
Parliamo di oggi. Abbiamo attraversato un periodo senza precedenti: chiusura forzata di interi comparti produttivi, lockdown, digitalizzazione di interi settori della vita sociale. Nella crisi sanitaria e socio-economica attuale si comincia ad avvertire il sentore di un’opportunità nuova e impensata, sia in termini sociali che produttivi. Cosa pensi che dovremmo conservare e cosa dimenticare di questo periodo? E che prospettive vedi in termini di cambiamento? Dove spingerà questa crisi l’Italia Che Cambia che voi raccontate quotidianamente?
Questo periodo ci ha mostrato innanzitutto che quando c’è la volontà le cose si possono cambiare anche in modo drastico e tempestivamente. Pensiamo, appunto, alla chiusura immediata delle attività produttive, alla limitazione degli spostamenti, al passaggio allo smartworking come modalità diffusa di lavoro. Questa crisi può rappresentare una preziosa opportunità per costruire un altro modo di vivere, più sostenibile e rispettoso dell’ambiente e di noi stessi. Su questo tema ci sarebbero tantissime considerazioni da fare e proposte da cui partire per costruire il mondo che verrà. Spero ci sia occasione di approfondire nella diretta di questa sera e intanto vi invito a guardare il video dell’evento online che abbiamo proposto due settimane fa. Il tema? Visioni e azioni concrete per costruire un’altra normalità.
In Aware crediamo fortemente che qualsiasi tipo di lotta, che sia per una società più green o per la difesa dei diritti LGBTQ+, debba essere accompagnata dal racconta e dalla scoperta di cosa è bellezza. “Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà” diceva Peppino Impastato. Come si racconta e insegna la bellezza?
Penso che si possa accedere alla bellezza andando oltre i luoghi comuni e gli stereotipi cui siamo abituati. Penso che la bellezza si scopra a partire dalla curiosità di osservare qualcosa che fino ad un attimo prima avevamo ignorato. Penso che la bellezza si sveli a noi quando adottiamo nuovi punti di vista e abbandoniamo alibi e pregiudizi. Credo che educare alla bellezza dovrebbe essere il primo compito della scuola e dell’informazione, che condividono una grande responsabilità.
Questa sera sarai ospite della “Diretta Resistente” di Aware per parlare di buone pratiche in materia di ambiente. Come Italia Che Cambia avete raccontato decine di realtà di cambiamento positivo in materia ambientale. Ci racconti un paio di esempi che credi rappresentino meglio la sinergia tra sostenibilità ambientale e produttività?
Due esempi di messa in pratica (con successo!) dei principi dell’economia circolare. Il primo è quello dell’imprenditrice sarda Daniela Ducato che ha ricevuto riconoscimenti nazionali e internazionali per aver dato vita ad aziende che realizzano prodotti innovativi per l’edilizia utilizzando esclusivamente eccedenze e residui vegetali, animali e minerali. Il secondo esempio è Ri-Generation, l’impresa che riporta in vita gli elettrodomestici dismessi e destinati alla discarica e li rivende a prezzi più economici rispetto al prodotto nuovo, contribuendo a combattere lo spreco di risorse ambientali e umane. Ri-Generation sta creando anche nuovi posti di lavoro, rivolgendosi a persone che il lavoro lo avevano perso durante la crisi. Un progetto di Economia Circolare a tutto tondo.
In tua compagnia ci sarà anche Gianluca Esposito, rappresentante del movimento internazionale Extinction Rebellion. Quanto credi che il processo di trasformazione della nostra società verso modelli più sostenibili passi attraverso questo tipo di attivismo “dal basso” e quanto attraverso nuove pratiche all’interno dei grandi sistemi aziendali?
L’attivismo dal basso e la mobilitazione di movimenti come Extinction Rebellion o Fridays For Future, per citarne un altro recente che ha avuto grande seguito, è assolutamente importante per sensibilizzare e creare quella consapevolezza necessaria all’azione. Altrettanto cruciale per una trasformazione sistemica della nostra società è il ripensamento dei modelli aziendali, nonché il concetto stesso di produttività, che non dovrebbe più coincidere con lo sfruttamento delle persone e delle risorse. A livello aziendale esistono già molti esempi virtuosi: pensiamo al mondo delle B Corp che dimostra come sia possibile “fare affari” ottenendo, oltre che un valore economico, anche un impatto positivo nel mondo, in termini di rigenerazione ambientale e giustizia sociale. Più in generale uno dei presupposti che guida tutto il lavoro di Italia che Cambia è che il cambiamento parte dalla responsabilità individuale e collettiva che tutti siamo chiamati ad ad assumerci, come individui, associazioni, movimenti, istituzioni, imprese, educatori, giornalisti…
Italia Che Cambia è nata da un viaggio in camper alla ricerca di luoghi virtuosi nella nostra penisola. Dove vi fermereste oggi se aveste l’opportunità di un nuovo tour?
Prima di tutto, non vediamo l’ora di ripartire per il nostro tour nella Scuola che cambia avviato insieme ad Ashoka Italia e all’educatore Danilo Casertano per conoscere da vicino modelli innovativi di istruzione che già esistono sul nostro Paese. In particolare nel momento critico che stiamo vivendo crediamo sia fondamentale ripartire proprio dalla scuola e puntare i riflettori sul mondo dell’educazione.