Preferirei di NO: CHEAP porta nelle strade di Bologna la riflessione post-pandemica del Campo Innocente. Usando la performatività del linguaggio, la nuova campagna di poster urbani invita a riflettere collettivamente sulle dinamiche e le disparità che non siamo più dispost* ad accettare.
COME STIAMO | Kit di pronta emergenza da portare con sé in caso di improvvisa ripartenza del sistema arte e spettacolo in era post-pandemica: questo titolo immaginifico appartiene ad una riflessione sul sistema dell’arte sviluppata dal Campo Innocente, arrivata ora nelle strade di Bologna (Via Irnerio) in formato poster grazie ad una nuova affissione di CHEAP. Il Campo Innocente è una zona di immaginazione mutevole che raccoglie un raggruppamento di persone – artist*, ricercat*, lavorator* dell’arte dal vivo – che agisce attivando una forma collettiva di dialogo, ponendo l’attenzione sulle questioni della violenza, dell’abilismo, del sessismo, del colonialismo e della precarietà che ancora sopravvivono nel mondo dell’arte.
«L’azione COME STIAMO | Kit di pronta emergenza da portare con sé in caso di improvvisa ripartenza del sistema arte e spettacolo in era post-pandemica è un’interrogazione sullo stato attuale del sistema delle arti performative, ma anche della società dentro cui l’arte si muove e che impone logiche in attrito con i nostri corpi, desideri, necessità. Abbiamo pubblicato il testo simbolicamente il 15 giugno, giorno in cui i teatri sono ripartiti, o – secondo Decreto – avrebbero dovuto. E poi abbiamo esteso la riflessione con una campagna social diffusa, per isolare singole questioni e dargli maggiore risalto: una serie di immagini che sottolineano vari “NO” contro dinamiche che non siamo più dispost* ad accettare. Dei “NO” affermativi, che sottolineano una presa di coscienza della realtà in cui viviamo, usando la performatività del linguaggio. Dai canali social allo spazio urbano questi “NO” amplificano un principio di base: “NOn siamo tutt_ sulla stessa barca”, non abbiamo necessità e posizioni uniformi pur abitando lo stesso spazio».
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