Orizzonti vicini: Piaroa

I Piaroa sono noti per la loro società pacifica e anarchica, ma il suo profondo legame con la natura potrebbe essere messo in pericolo.

I Piaroa

I Piaroa abitano il medio bacino del fiume Orinoco, in Venezuela. L’area di pertinenza della loro società è equivalente alle dimensioni del Belgio, e conta circa 14.000 abitanti Piaroa. Questo popolo indigeno è noto per delle specifiche caratteristiche che hanno attratto da sempre molti antropologhi. Ma conosciamoli meglio.
Immersi nell’ambiente tropicale dell’alta foresta amazzonica vissero il primo contatto con l’uomo bianco negli anni Quaranta del Novecento. L’incontro ha apportato conseguenti, sebbene minime, modifiche allo stile di vita Piaroa: inizialmente di fede animista, gli indigeni vivevano di pesca e coltivazione, fino all’arrivo dei primi evangelizzatori che apportarono trasformazioni ai costumi e alle tradizioni Piaroa.

Le divinità imperfette

Nonostante molti si siano convertiti al cristianesimo e l’influenza degli sciamani, custodi delle antiche fedi, sia diminuita a causa della modernizzazione, c’è ancora tra i sudamericani l’antica energia religiosa dei loro avi. In questa speciale visione del mondo le divinità e gli eroi mitici sono connessi alla sfera del naturale, tanto da abitare animali e piante. Le divinità che scendono sulla terra sotto forma animalesca sono chiamati ‘Tiara’, a cui gli sciamani si rivolgono attraverso i loro canti per ottenere poteri e invocare gli spiriti della terra in cerca di protezione. Nei miti Piaroa viene fatta anche una precisa distinzione tra “tempo anteriore” e “tempo attuale”, di logico pensiero. Interessante è che durante il ‘tempo anteriore’ tutte le piante, gli animali e altri elementi animati dell’ambiente avevano una forma umana.
Da sottolineare che l’Olimpo Piaroa è abitato da divinità imperfette che ricordano molto i litigiosi e imperfetti umani. Eppure, questa popolazione di litigioso ha ben poco.

Bambina Piaroa
Foto di una piccola Piaroa// credits: yawarapu.com

Ukuo

L’Ukuo è il rispetto per se stessi, per gli altri, per la natura e per gli esseri spirituali. Con questo concetto i Piaroa spiegano il principio della loro visione di una vita di pace. A renderli famosi tra gli antropologi, è proprio la loro etichetta di pacifisti. Non hanno accezione alla violenza o ai litigi; non rubano e non mentono. Nelle loro leggende non si ha nessun riferimento al concetto di guerra; considerano la concorrenza come spiritualmente malvagia e lodano la cooperazione (ben nota ai primi coloni che sbarcarono sulle loro sponde). Questa gentilezza, però, non è stata continua e duratura nel corso della storia. Visti come una delle società più pacifiche al mondo, in realtà dei recenti studi hanno evidenziato dei conflitti con le tribù vicine. Un violento conflitto scoppiò tra i Piaroa e i Wæñæpi per il controllo delle importanti fosse d’argilla della valle di Guanay.
Il loro civismo, riassunto nella parola Ukuo, si riflette anche nel sistema sociale. Sono fortemente egualitari e supportano ogni autonomia individuale, infatti sono contrari all’accaparramento di risorse, viste come limiti della libertà dei membri. All’interno del loro organismo non si notano diseguaglianze o privilegi; non esistono neanche tribunali o giudici: l’autogoverno e la legge della coscienza sono la sola legge Piaroa.
In uno sfondo come questo anche la gerarchia sociale è ai minimi livelli, e nonostante i leader siano tradizionalmente maschili è difficile affermare che esista una qualsiasi forma di dominio maschile.Per tutti questi motivi, è facile capire perché sono stati descritti da alcuni studiosi come una delle poche società anarchiche funzionanti.

La danza Warime

In tema di tradizioni, spicca la danza Warime. Si tratta di una cerimonia annuale di purificazione, ma anche di iniziazione per i giovani uomini. Partecipare al Warime significa entrare in un carnevale di maschere e costumi confezionati nelle settimane precedenti dai Piaroa stessi. L’obiettivo delle mascherate è rappresentare spiriti animali o mitologici, e per raggiungere questo obiettivo vengono usati materiali come la corteccia, le fibre e i coloranti naturali, mentre i dettagli sono dipinti in argilla.  Le facce delle maschere sono delle forme di cesto poi ricoperte da una sostanza flessibile molto simile alla corteccia, che sua volta è spalmata dalla cera d’api. Durante la cerimonia, tutte le cose importanti fatte dai membri della tribù, buone e cattive (dalla piccola gentilezza all’infedeltà), vengono enunciate davanti a tutti. La tribù ascolta in silenzio per onorare le cose buone e purificare l’individuo dalle cose cattive.
Oltre alla danza Warime, la cultura Piaroa vanta una tipica musica e dall’artigianato di collane e perline, sempre derivanti dal loro stretto legame con la terra che li ospita. La fede nella natura è alla base anche delle sculture Piaroa: uccelli, animali e figure mitologiche vengono intagliati nel legno di balsa e decorati a mano.

Maschere Warime
Maschere per la danza Warime// credits: Mario Celan per TrekLens

I Piaora e le sostanze psicotrope

I Piaroa si considerano Wothuhe, “popolo che conosce”. Che cosa fa per conoscere? Si droga. Sono esperti di fonti vegetali inebrianti e anche molto originali nella maniera di usarle. Oltre al più classico tabacco (jätte), si annotano sostanze come il tuhuipä, estratto dalla liana dell’ayahuasca (nota per la bevanda psicotropa che però i Piaroa non fabbricano, utilizzando l’estratto in modo più potente). Le fonti allucinogene sono centrali sia nelle pratiche sciamaniche che nelle saghe mitologiche. Tali assunzioni, infatti, portano i Piaroa a sviluppare dei sistemi interpretativi della realtà. Nelle attività degli sciamani occupa un ruolo primario una pianta, il dädä, che è anche la stessa fonte con cui si inebriano le divinità creatrici del mondo religioso Piaroa: la madre primordiale, Tseheru, progenitrice della maggior parte dei canti sciamanici, è cresciuta nella polpa di dädä. Ancora più centrale, però, è il ruolo dei semi di Yopo. Gli sciamani ne fanno un uso costante e per diversi motivi: per proteggersi dal sole, per dare forza, per togliere i postumi di una sbornia, per uscire dalla pigrizia, ma soprattutto per avere delle visioni profetiche e utili alla comunità.
Conseguenziali sono i problemi dovuti all’eccesso di queste sostanze. Nella mitologia e nella realtà si trovano numerosi riferimenti ai problemi che comporta l’eccesso delle fonti psicotrope. Se si resta nel mondo delle visioni troppo a lungo si corre il rischio di non tornare nel mondo reale, che i Piaroa chiamano il “mondo del cammino”. È opportuno osservare come gli sciamani concepiscano il loro potere in termini di conoscenza derivata dalle esperienze visionarie, e sono noti casi di sciamani di cui si dice che hanno perduto l’equilibrio fra la vita visionaria e quella camminante consumando troppo yopo e vivendo un’esistenza sempre più isolata.
L’utilizzo dello yopo come polvere da fiuto ci porta dritti al mondo degli sciamani Piaroa.

Sciamani e novizi

Queste figure, nella società Piaroa, praticano riti magico-terapeutici direttamente sui malati. Raramente le cure prevedono la prescrizione di sostanze inebrianti, se non con lo scopo di cancellare i blocchi emotivi associati a eventi traumatici. In questo caso viene usato proprio lo Yopo, ma è un’eccezione piuttosto che una regola.
Il praticantato di un novizio sciamano è lungo e a tratti traumatico, ma niente in confronto al rito iniziatico. La cerimonia è suddivisa in più fasi, ed inizia con il riconoscimento della distinzione fra il bene e il male nelle esperienze visionarie. Solo questa prima fase può durare più di un anno. Qui il novizio deve imparare a riconoscere le intenzioni delle persone, il passaggio degli eventi sociali recenti e le malattie, il significato dei rumori e dei movimenti degli animali, e gli spiriti malevoli della foresta. Dopo aver succhiato l’amara corteccia interna dell’albero del tuhuipä, inizia ad inalare yopo. La frequenza d’assunzione di queste due droghe aumenta gradualmente. Seguono allucinazioni della durata di 2-8 minuti, che poi diventano 5-10 minuti nella seconda fase di assunzioni e più di 30 minuti nella terza. Dalle testimonianze è venuto fuori che durante le visioni il novizio percepisce di frequente esseri antropomorfi che cercano di comunicare con lui.
Finito il viaggio psicotropo, l’iniziazione sciamanica prevede il controllo della sofferenza fisica mediante prove di resistenza. La prima prova fisica riguarda la pressione di una cremagliera di legno intrecciata con dozzine di formiche pungenti appoggiata su varie parti del corpo dell’iniziato. Insieme a lui, anche lo sciamano preme le formiche sul suo corpo. La seconda prova, invece, vede l’uso delle punture di vespa, dopo aver protetto il capo e gli occhi con una speciale cesta. Le punture di vespa sono, per i Piaroa, portatrici di fortuna nell’attrarre una sposa e nella caccia. Come se tutto questo non bastasse, si arriva a 48 ore di digiuno e di astinenza dal sonno. Dopo questi due giorni, il novizio è pronto per un’altra dose, stavolta tanto grande, di yopo (dai 10 ai 15 piatti di polvere).
La prova finale consiste di nuovo in un dolore fisico. Stavolta a pungere è la razza di fiume, che tramite la perforazione della lingua del novizio lo libera dagli elementi velenosi che stanno nel sangue. Si dice che questa prova ristabilisca nei novizi uno stato di “sangue freddo” e dia potere alla conoscenza che hanno assimilata. Alcuni novizi, per avere “maggior forza”, scelgono di farsi perforare due volte.

Famiglia Piaroa
Una famiglia Piaroa posa davanti alla sua abitazione// credits: yawarapu.com

L’ORPIA, le miniere e l’oro

I Piaroa fanno parte dell’ORPIA, Organización Regional de Pueblos Indígenas del Amazonas, che riunisce 17 delle 20 etnie dello Stato venezuelano dell’Amazonas, ed è stata fondata nel 1993 per difendere i diritti degli indigeni, che rappresentano il 70% della popolazione venezuelana. Nel socialismo bolivariano, però, questi popoli sono ancora politicamente emarginati, e nonostante la stessa Costituzione del Venezuela del 1999 ha demarcato i territori indigeni, non v’è alcuna tutela a riguardo degli stessi. L’obiettivo dell’Orpia di tutelare gli ideali e l’identità sociale di questi popoli, per uno sviluppo in armonia con la natura, viene meno quando è minacciata da interessi superiori. È il caso della concessione all’impresa cinese Citic per fare una mappa mineraria del territorio venezuelano. Il governo non ha posto dei veti, né addirittura richiesto l’approvazione degli attuali abitanti dell’Amazonas per questa mappatura; intanto, i tecnici del Citic iniziano i lavori per studiare il potenziale minerario delle miniere artigianali nelle aree alluvionali.
Il vero flagello per questi popoli, però, è rappresentato dai cercatori d’oro. Sono loro che deforestano, contaminano i fiumi con il mercurio per estrarre l’oro e sfruttano le popolazioni locali. Luis Shatiwe, un attivista che lavora nell’Alto Orinoco, alla frontiera col Brasile, denuncia su Tierramérica: «Abbiamo incontrato indigeni marchiati con numeri sulle braccia dai minatori che li usano come proprietà, li fanno lavorare in cambio di quasi nulla: un po’ di cibo, rum, qualche machetes. Li impiegano per trasportare carichi e le donne per i servizi».
A ciò si aggiungono le continue incursioni dei guerriglieri del FARC (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia), prima movimento marxista-leninista e ora trafficanti di cocaina, contrabbandieri  e protettori delle miniere illegali d’oro.

A difesa di un bene inestimabile

Che la bellezza venga continuamente irrorata dallo sporco di intenti egoistici non è cosa nuova. Ma brucia sempre di più sapere che angoli del mondo, in cui l’uomo riesce ad entrare e abitare la natura in perfetta simbiosi, sono soggiogati da chi ancora pone i suoi obiettivi sulle teste degli altri.
I Piaroa, popolo di pace e di particolari usanze, è una vera e propria forza della natura, che si erge a difesa di un territorio di estrema importanza per il mondo intero.
Insieme ad altre numerose tribù rappresentano la barricata ultima dell’uomo che tenta, giorno dopo giorno, di essere qualcosa di più che un semplice umano. Magari, anche con l’uso di un po’ di yopo, si può immaginare di essere di più, e viaggiare come i Piaroa tra le montagne, le foreste, i fiumi e le cascate a spargersi come sale sul mondo.

Fiume Orinoco
Vista del fiume Orinoco// credits: evolutiontravel.eu

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Immagine in evidenza:
Bacino del fiume Orinoco// credits: Day’s Edge Productions per WWF

Non perderti nemmeno una briciola di bellezza resistente.