Secondo la leggenda, quando Dio distribuiva la terra a tutti i popoli, gli abcasi stavano intrattenendo gli ospiti. Poiché sarebbe stato scortese partire prima dei loro ospiti, gli abcasi arrivarono in ritardo e ciò che Dio aveva lasciato loro erano alcune pietre.
Queste pietre divennero la terra montagnosa che oggi li ospita; difficile da coltivare, ma che regala vedute mozzafiato. Questa storiella che si tramanda nei paesi degli abcasi sottolinea due aspetti cardine: il primo è la cultura dell’ospitalità abcasa, il secondo è il legame di odi et amo che questo popolo ha con la propria terra, geo-politicamente chiamata Abcasia.
Il territorio
Il territorio è attualmente rivendicato dalla Georgia, ma de facto è una Repubblica indipendente con un limitato riconoscimento internazionale. Sono le montagne a far da padrone, coprendo il 75% della superficie totale e costringendo così gli insediamenti sulla costa del Mar Nero e in poche valli profonde e fertili. A Nord, il Caucaso fa svettare qualche cima oltre i 4.000 mt. e fa da scudo dai freddi venti nordici. Grazie a questo scudo naturale, l’Abcasia ha uno speciale clima temperato che la rende popolare meta vacanziera. In definitiva, se amate l’aria montana e perdervi tra i labirinti di foreste di faggio e abete rosso, l’Abcasia può offrirvi questo e molto altro.
I colori dell’Abcasia
Il verde delle foreste e il bianco delle montagne innevate svettano anche sulla bandiera ufficiale della Repubblica di Abcasia; solo con accezioni diverse. Istituita nel 1992 presenta un cantone rosso con una mano bianca aperta, simbolo di rappresentanza degli abcasi. Sette stelle bianche che fanno da corona alla mano sono considerate le regioni storiche di quei luoghi. Maggior visibilità hanno le sette strisce orizzontali bianche e verdi, che oltre a ricordare il paesaggio naturale come suddetto, simboleggiano la tolleranza che permette la coesistenza tra cristianesimo (bianco) e l’islam (verde). Il ritorno del numero sette non è casuale, in quanto è il numero sacro degli abcasi.
Secoli di mix culturale
La bellezza di questo angolo di mondo era chiara fin dai tempi antichi, e contornava la vita di numerose tribù di cui non si hanno precisi dati di riconoscimento. Si sa, però, che gli abcasi si erano già formati entro la fine del X secolo. La storia seguente li vede soccombere al potere russo e migrare verso l’Impero Ottomano; tornare e affiliarsi alla cultura georgiana; rendersi indipendenti e di nuovo capitolare contro gli Ottomani.
Tra il 1810 e il 1860 furono i russi ad avere la meglio sull’Abcasia, con conseguente scacciata degli autoctoni musulmani. La rivoluzione russa segnò un nuovo passaggio di potere a favore della Repubblica Democratica di Georgia. Il periodo socialista arriva fino al 1992, dove gli abcasi approfittano del vuoto creato dall’URSS e dichiarano la propria indipendenza. L’autonomia abcasa costò milioni di morti nel giro di un paio d’anni di guerra, e dopo tutto ciò ancora oggi la maggior parte del pensiero internazionale non riconosce la Repubblica di Abcasia come autonoma forza politica.
Il passato abcaso mischia componenti di cristianesimo occidentale e islamismo mittel-asiatico. Come ci ricorda la bandiera, qui le religioni sono andate e venute per secoli, fino a sostituire quasi definitivamente il paganesimo originale di quelle terre, che rimane solo in poco folklore. Ad oggi si hanno alte cifre di abcasi ortodossi e di abcasi musulmani, di sponda sannita. Il buon numero presente in Abcasia di armeni, fedeli alla Chiesa Apostolica Armena, rende il panorama religioso ancora più colorato. Le minoranze di ebrei e di Testimoni di Geova completano il quadro variegato e multiculturale.
Leggende e tradizioni abcase
La leggenda di Dio che distribuisce i terreni, ci dice quanto è importante per un abcaso l’ospitalità. La credenza comune è che gli ospiti portino ricchezza e fortuna: “Un ospite porta sette portafortuna”, recita un proverbio abcaso. Non si tratta quindi di semplice educazione, ma qualcosa di molto più affine ad una fede religiosa.
Apsuara
L’importanza di tali regole morali dimostra come l’etichetta abcasa, che prende il nome di Apsuara, è da molti definita come una vera e propria religione di stato. È l’insieme di norme etiche che guida tutte le relazioni sociali, e deriva dalla saggezza di antichi testi sacri tramandati oralmente. Questo antico codice ha svolto un ruolo fondamentale nella sopravvivenza dell’identità abcasa, troppo spesso messa in discussione. Nell’Apsuara il grande protagonista è il rispetto: di noi stessi, degli altri e della vita. Per fare qualche esempio, una persona anziana deve sempre essere la prima a salutare una più giovane; così come una persona a cavallo è la prima a salutare qualcuno a piedi, magari alzandosi sulle staffe.
Le Saghe di Nart: miti e musica
Non si vive solo di Apsuara, ma anche di favolosi poemi epici che sono alla base della cultura abcasa. Parlo delle Saghe di Nart: serie di storie mitologiche nate nel Caucaso. Pur essendo condivise da molti altri popoli vicini, gli studiosi concordano nell’origine abcasa delle saghe. I Nart erano un leggendario popolo di esseri umani con caratteristiche sovrumane. Guerrieri, cacciatori e militari, si dice siano stati forgiati nel fuoco e che fossero capaci di sopravvivere sul fondo del mare. Le varie narrazioni dei Nart hanno anche un’importanza speciale negli studi storici. Nel mito greco del vello d’oro, la meta finale del viaggio di Giasone e degli Argonauti è la Colchide, regione individuabile nell’attuale Abcasia. Oltre a questo, i vari tratti comuni tra le saghe di Nart e la mitologia greca ci informa dell’esistenza di una vicinanza tra i caucasici e i greci. Un’altra ipotesi affascinante vede le Saghe come base per le leggende di Re Artù. Secondo Littleton e Malcor, autori del libro “From Scythia to Camelot”, furono i caucasici emigrati in Francia a trasportare le credenze che diedero vita alla mitologia arturiana.
I racconti di questi uomini leggendari passano anche attraverso i canti popolari della musica abcasa. Un popolo che nasce tra delle gemme naturali e vive di fantasia mitologiche, non può non essere portato per la musica. La musica e la danza sono la portata principale di ogni evento. Si costruiscono su una marcata polifonia in cui solitamente inizia un tenore, per poi farsi accompagnare da altre voci di tonalità diverse. Di canti abcasi ve ne sono per ogni occasione. Ve ne sono appositi persino per allievare la sofferenza dei feriti, ma mentre gli uomini cantano la maggior parte delle musiche popolari, alle donne spetta l’intonazione delle strofe di lutto o delle ninne nanne.
La Guerra georgiano-abcasa
L’indipendenza abcasa fu frutto degli scontri nati alla caduta dell’URSS. Il comando della Georgia rischiava di diventare una dittatura etnica, il 23 Luglio 1992 il governo dell’Abcasia dichiarò a tutti gli effetti l’indipendenza. Questo gesto, però, non fu riconosciuto da nessun paese. La Georgia rispose dispiegando 3.000 soldati nella regione per ristabilire l’ordine. Ma i soldati vengono addestrati a sparare, e non a “mantenere l’ordine”. Scoppiò lo scontro a fuoco tra forze abcase e milizie georgiane. Dopo una settimana di perdite umane, la Georgia riuscì a prendere il controllo di gran parte dell’Abcasia e chiuse il parlamento regionale. La risposta arrivò dalla Confederazione dei Popoli Montanari del Caucaso, una denominazione che riuniva vari movimenti anti-russi nel Caucaso del nord (ceceni, cosacchi, osseti e altri). Alla fine del ’92 le forze abcase ripresero il controllo del territorio. Questa prima fase di guerra vide episodi di pulizia etnica indistinta da ambo i alti. I defunti furono circa 3.000 come i soldati sopracitati, a ricordarci che per ogni militare col fucile, corrisponde una lapide al cimitero. Attualmente, la Corte Penale Internazionale sta indagando sulle violenze perpetrate in Abcasia tra il 1992 e il 1993. Gli scontri proseguirono portando solo altro sangue sulle coste del Mar Nero. Una svolta si ebbe nel Dicembre del ’93, con l’intervento delle Nazioni Unite e della Russia che spinsero per un trattato di pace. La sottoscrizione del trattato non portò in realtà un effettivo interrompersi delle operazioni militari, che durarono ancora a lungo. Nel 1994 il parlamento abcaso proclamò la sovranità della Repubblica dell’Abcasia su quel territorio, che però non fu riconosciuta dalla Georgia.
Un cuore rosso, bianco e verde
Da quelle date, l’Abcasia è una polveriera calpestata dagli stivali militari di diversi schieramenti. Abcasi, georgiani, russi e militari delle Nazioni Unite; chi per “mantenere” l’ordine, chi per fingere di farlo. I governi cercano con il righello i precisi confini di questa terra, mentre il popolo delimitato all’interno ha dei colori precisi nel cuore ma non a tutti importa. De facto la Repubblica dell’Abcasia esiste ed è un cuore pulsante e vivo. Il riconoscimento è pian piano arrivato da qualche governo mondiale, ma ancora manca la giusta visibilità che si deve ad un popolo di nette tradizioni. Per chi non lo sapesse ancora, o non l’avesse capito bene, l’Abcasia è incastonata nel Caucaso, sulle rive del Mar Nero, e sebbene i giornali la diano come contesa e in confusa situazione politica, l’Abcasia esiste ed è unica.
È unica ed unicamente degli Abcasi.
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