C’è stato in particolare un momento, durante gli ultimi mesi, in cui si è colta l’anima di quello che stava succedendo.
Eravamo da un paio d’ore connessə online sviscerando le parole alla ricerca delle sillabe che rappresentassero il nostro lavoro insieme. Gli sguardi lucidi riflettevano una patina di stanchezza serale; il silenzio con il quale inframezzavamo gli interventi lasciava trasparire la voglia viscerale di scoprire l’orizzonte verso cui eravamo diretti.
D’un tratto cade nella quiete di un momento di pausa una parola: empatia.
Le pupille fatte pallide dalla luce dello schermo d’improvviso vengono rintuzzate da una nuova fiammella. I secondi di silenzio che accompagnano l’inconsapevole fulminazione avvolgono di un peso mistico e leggero ogni lettera.
E-m-p-a-t-i-a.
Allo sgomento iniziale di fronte ad una parola dai tratti antichi e desueti, si è subito sostituita la ricerca spasmodica di significato, scoprendo nella etimologia greca la sorgente di quella intuizione dei sensi.
ἐν – πάθεια – sentire, provare emozioni, ma anche soffrire, dentro, nella propria intimità. È la sensazione estatica e reale di una corresponsione di sentimenti riflessi, capaci di creare una relazione intima tra due o più persone.
Improvvisamente, come gruppo di anime e idee spinte da una stessa volontà colorata di volti diversi, abbiamo scoperto in quel significato il simbolo della nostra cooperazione: oltre la denuncia, oltre il confronto, oltre lo scambio di visioni, oltre gli eventi, le risa e i silenzi, quello che ci unisce è la percezione di un intreccio intimo capace di renderci parte l’unə dell’altrə. L’empatia segna il cuore pulsante di un tessuto di relazioni in cui custodiamo la matrice della comunità che vorremmo abitare e verso cui tendiamo quotidianamente.
In quell’istante, di fronte alla luce fioca degli schermi, le pupille finalmente larghe e cariche di colore ci hanno raccontato che avevamo trovato casa. La nostra risalita alle radici dell’attivismo di Aware aveva trovato una parola capace di riassumere il senso del nostro essere insieme: empatia.
Come collettivo culturale, abbiamo lavorato per nove mesi con l’intento di analizzare l’anima del nostro lavoro condiviso. In tempi in cui la velocità e l’istante hanno rubato il tempo alla riflessione, abbiamo scelto la strada lunga dello studio e del confronto, sforzandoci di cercare la linea d’intreccio capace di unire i punti di vista di ognunə.
Con l’obiettivo di lanciare un nuovo modo di comunicare, più da vicino a cosa sentiamo appartenerci, abbiamo portato avanti un lavoro profondamente umano di ricerca e sintesi, culminato in quello che oggi è la nuova identità fisica e digitale di Aware – Bellezza Resistente.
Grazie alle voci di tutta la squadra di attivisti e attiviste, siamo statə capaci di disegnare i tratti di una sensazione, di un istinto, di una intuizione che sino ad oggi ci hanno portato a cooperare, giorno dopo giorno, per creare trasformazione nei luoghi che abitiamo.
È stato un percorso intenso, autentico, intriso di domande e capace di scavare nell’intimità dei sentimenti coinvolti.
Ne siamo venutə fuori con un nuovo logo dai tratti fluidi e marcati, capace di riassumere il senso dell’intreccio di relazioni eterogenee che contrapponiamo costantemente alle fredde logiche efficientiste della società occidentale.
Ne siamo venutə fuori con un nuovo giornale online minimale e colorato, in cui gli spazi lasciati vuoti rappresentano le vie di fuga in cui costruire la nostra visione di futuro finalmente comunitario e inclusivo.
Ne siamo venutə fuori consapevolə e coscienti dell’importanza vitale di essere, qui e ora, modello di partecipazione attiva, seme di cambiamento culturale e parte di una ispirazione collettiva attraverso cui ridisegniamo i luoghi fisici e intellettuali che viviamo quotidianamente.
Non smetteremo mai di ringraziare chi si è fattə portavoce di questo lavoro di sintesi che ci ha coinvolto tuttə: Antonella Sartorelli, ideatrice e ispirazione della nuova immagine coordinata; Ada Senelli, disegnatrice e mente dietro alla strategia di comunicazione; Elena Merlo, catalizzatrice di visioni e grafica dietro al layout del nuovo sito; Davide Carretta, instancabile sviluppatore di tutta l’architettura digitale.
Insieme abbiamo dato nuova forma al nostro sentimento di appartenenza, una nuova casa all’orizzonte che stiamo costruendo e definito con nuove parole l’esigenza impellente di cambiamento.
Ora tutto questo non è più solo nostro ma è anche vostro, di tuttə: un luogo aperto in cui chiunque possa sentirsi accoltə.
A definirne i confini c’è quell’unica parola cardine, dietro alla quale si concentra il grumo di molecole libere delle nostre relazioni: empatia.
Viviamone a pieno il significato dirompente.