La musica di Tonno è spontanea, imperfetta, urlata, incomprensibile. Per questo ci sono piaciuti subito, a pelle. “Quando ero satanista” è il loro disco uscito ad agosto per Woodworm, dalle sonorità pop ma con un cuore emo. Mentre ci prepariamo ad ascoltarli sabato al primo appuntamento con il nostro #TanteBelleCose a Rosciano (PE), in questa chiacchierata abbiamo parlato dei mostri sotto al letto, delle copie di brutta e di microfollie.
Ciao Tonno, come state?
Sto facendo questa intervista mentre faccio finta di lavorare quindi diciamo bene, ma devo tenere la faccia impassibile e anzi leggermente sofferente\pensieroso, anche meglio. Forse è anche una metafora di questo momento, se uno è felice meglio non darlo a vedere che poi rovini tutto.
Questo sabato suonerete per il primo di una serie di “eventi belli”, un nuovo spazio creativo dove coesistono divertimento e momenti di confronto. Questo episodio sarà sulla paura: un mio amico ha fatto un intero disco sulle paure di quando eravamo bambini. Vorrebbe riavere i mostri sotto il letto in cambio di qualche paura in meno del presente. Tonno è una fuga dagli sbatti dell’età adulta?
Sicuramente a livello di “attività” in sé lo è, abbiamo tutti sempre più impegni e quelle due ore delle prove diventano sempre un momento in cui metabolizziamo il trauma della quotidianità con jam session infinite da cui a volte non vorremmo uscire. Stesso discorso per i live e tutto ciò che ci ruota intorno: ci riportano sempre a una dimensione da gita di classe fatta di spiccioli per i minipanini, birrette e battute che non fanno ridere. A livello di progetto è nato in maniera molto inconsapevole e ci teniamo a mantenerlo tale, quindi se è una fuga dagli sbatti è una fuga in direzioni assolutamente casuali.
Qual è la microfollia che fareste, se non aveste paura? Oppure, raccontateci di una volta che avete affrontato la paura e fatto microfollie.
Se non avessi paura mi taglierei i capelli a 0 ma essendo pavido mi limito a farmi i baffi una volta all’anno circa. Microfollia fatta oltre la paura: andare un mese a fare il muratore con i maasai in Tanzania a costruire una casa per medici con i miei colleghi in un villaggio sperduto sotto al Kilimanjaro.
Sulla pagina Facebook di Tonno le notizie del nuovo disco, delle interviste e dei concerti sono sempre comunicate come se steste parlando tra amici. Anzi, sono di più i post dove scrivete solo quello che state pensando, letteralmente. Se pur vogliamo tenere conto delle necessità di una comunicazione chiara, a me sembra tutto perfettamente logico così. Mi raccontate questa cosa?
Guarda credo sia fondamentalmente che non ci riesce di fare diversamente, siamo nati scrivendo canzoni che nascono da pezzi di conversazione casuali o pensieri che vengono in mente davanti al finestrino del treno. Darli direttamente in pasto ai social è anche un po’ un modo per evitare di tenersi dentro pezzi di parole che poi invecchiano e perdono senso piano piano senza mai diventare niente, di trasformarli subito in qualcosa anche a costo di sputtanarli. Nel dubbio buttiamo fuori tutto, quello che funziona e quello che non va, e ci sta che prima o poi il suo posto in una canzone lo trovi ( e se non lo trova, postare cazzate è comunque divertente).
Tra l’altro, per me, Tonno è l’insieme di tutte queste cose: anche le grafiche vi rispecchiano molto. Non sareste Tonno se non ci fosse quella musica, quei post a cuore aperto, quei disegni brutti. A noi di Aware piace molto la spontaneità di quello che non è perfetto, ma unico. Ci piace la “brutta”, la copia prima che venga rimaneggiata e corretta. È in questo che per noi sta la bellezza: nella possibilità di mostrarsi per quel che si è, di essere normali.
Hai detto delle cose molto belle e che condividiamo pienamente, spesso in studio di registrazione ci troviamo a riascoltare la prima rec fatta col telefono dei brani e a prenderla come punto di riferimento con tutte le sue imperfezioni, non per il gusto di rovinare apposta la traccia, quanto per il gusto di riconoscercisi dentro e poter dire “va bene così, vaffanculo”. È tutto un cercare di tornare all’energia di quando si fa qualcosa per la prima volta molto male ma con tanto entusiasmo.
Nella vostra presentazione abbiamo scritto che le parole di Tonno sono come i pensieri che abbiamo in testa e che infondo teniamo solo per noi, per non sembrare folli. Non hanno senso, oppure hanno completamente senso. Le persone che vi ascoltano inevitabilmente si ritrovano nei vostri testi, siete molto spontanei nella vostra “inadeguatezza”. Trovate che sia così, che alle persone piacciate per questo?
È un po difficile da capire, non so che effetto ci farebbe la nostra musica se non fossimo noi a suonarla, forse skipperemmo tutto… però sì, forse fa un po’ l’effetto di slacciarsi la cintura dopo il pranzo di Natale e rinunciare per tre secondi ad essere guappi per godersi la vita e tirare un respiro profondo.
Siete pronti a venire a mangiare arrosticini in quel di Rosciano? Tra l’altro, Tonno che suona al lago non si sente tutti i giorni!
Siamo pronti! Grazie per le belle domande che ci hanno fatto meditare sui traumi che abbiamo subito e soprattutto per non averci chiesto perché ci chiamiamo Tonno, vuol dire che avete capito il perché. Un abbraccio e a presto!
***
_Appuntamento con i Tonno al #TanteBelleCose – Vol. Paura, il 3 ottobre presso il Lago Goldfish di Rosciano. Info e prenotazioni qui: www.beingaware.it/tantebellecosepaura
_Segui i Tonno su: Spotify / Soundcloud/ IG /FB
?I Tonno sono tra i protagonisti della playlist di Aware “tante belle cose” dedicata alla musica indipendente e resistente italiana ? CLICCA QUI ? per ascoltarla su Spotify!