Condividiamo il reportage da Roma del giornalista italo-boliviano Christian Dalenz su sentimenti e impressioni dei votanti boliviani emigrati in Italia. Christian, che ringraziamo, porta inoltre alla nostra attenzione i dati che emergono dall’analisi da lui condotta circa la situazione economica del Paese andino sotto la presidenza Morales.
In Bolivia la situazione sta diventando ogni giorno più tesa. Dopo le votazioni di domenica, le procedure di scrutinio poco trasparenti e ribaltamenti nelle proiezioni dei risultati hanno fatto gridare le opposizioni di governo allo scandalo. Migliaia di persone in queste ore stanno scendendo in piazza in tutto il Paese per chiedere che venga fatta chiarezza e siano rispettate le istituzioni democratiche del paese. La risposta dura dell’esercito e la repressione delle manifestazioni fa presagire che la tensione possa crescere con l’arrivo della comunicazione ufficiale in merito ai risultati di quella che ormai è una sfida a due tra il MAS del presidente uscente Evo Morales e Comunidad Ciudadana del centrista Carlos Mesa. Il Tribunal Supremo Electoral (TSE) ha garantito un nuovo riconteggio delle schede e sono in molti ad aspettarsi (e sperare) che l’esito confermi il ballottaggio a dicembre tra i due candidati.
In questo clima, Christian Dalenz, giornalista italo-boliviano di stanza a Roma, ci offre un interessante reportage sullo svolgimento delle operazioni elettorali proprio nella capitale italiana, dove ha ricercato tra gli umori e le sensazioni dei boliviani emigrati in Italia un fil rouge che connetta i due paesi. Christian ha incontrato i votanti boliviani tra via Buenos Aires e via Tagliamento, a pochi passi dal seggio allestito in zona per i circa 800 elettori iscritti. Tra sorrisi e battute, il reportage ci offre una interessante prospettiva sulla volontà di cambiamento della maggioranza dei votanti, spaventati peraltro dal pericolo di frodi e brogli nello scrutinio. Al termine dello spoglio, risulterà la vittoria nel seggio italiano di Carlos Mesa con il 70,9% delle preferenze, seguito da Evo Morales al 18,2%. Il video è in spagnolo ma cliccando su “Sottotitoli” si può visualizzare la traduzione completa in italiano realizzata dallo stesso autore.
Christian ha contattato la redazione di Aware dopo aver letto l’articolo di Guglielmo Rapino (qui: Le dittature sono belle) sulla situazione politica boliviana degli ultimi anni, esprimendo il proprio parere discordante sui dati presentati relativi alla crescita economica e sociale del paese andino nel corso del governo Morales. Come scrive anche in un post sulla sua pagina Facebook personale, egli sostiene che, per quanto riguarda il “caso Bolivia”, occorrerebbe parlare più che altro «di una crisi istituzionale e non economica». Christian, che ringraziamo, ci ha dunque invitato a prendere visione dell’analisi da lui condotta in merito e dai dati che emergono da essa. Rilanciamo qui nel nostro articolo solo le Conclusioni del suo studio, rimandando ad un secondo momento ulteriori riflessioni, ma il lavoro, pubblicato dalla rivista scientifica Bolivian Studies Journal/Revista de Estudios Bolivianos, è consultabile per intero a questo link.
Scrive Christian: «Ci sono pochi dubbi che la Bolivia sia cresciuta significativamente in tutte le aree economiche. Storicamente uno degli Stati più poveri dell’America Latina e del mondo, durante la presidenza di Evo Morales il Paese ha avuto una forte ed inclusiva crescita. Mentre prima più della metà della popolazione viveva in completa povertà, oggi meno della metà di essa è povera. Osservazioni critiche si rendono necessarie per quanto riguarda la riforma agraria e la tutela dell’ambiente. Tuttavia, un’era molto meno fortunata potrebbe ora cominciare. Come abbiamo visto, gli sviluppi positivi sono strettamente connessi al boom del prezzo del petrolio negli anni 2000 che a sua volta condiziona i contratti che determinano le vendite del gas boliviano ad Argentina e Brasile. Previsioni sul futuro prezzo del petrolio non favoriscono la Bolivia: non scenderà al di sotto degli attuali livelli, ma nemmeno ci sarà un incremento significativo come nel passato. Sebbene gli sforzi per diversificare l’economia boliviana siano stati forti e ben visibili, potrebbero non essere sufficienti a sostenere la crescita al ritmo che ha avuto fino ad ora: il valore aggiunto creato dalla produzione è ancora insoddisfacente e alcuni importanti progetti come il Mutún e l’industria del litio devono ancora decollare. Bisogna inoltre notare che, nonostante la forte propaganda sulla nazionalizzazione, la dipendenza dagli investimenti stranieri resta alta. Il modello economico proposto da Morales e Arce Catacora è teoricamente interessante perché promuove l’uso dell’impresa pubblica in un modo tanto dinamico da favorire anche l’iniziativa privata. Nella pratica, comunque, il modello non funziona ancora propriamente a causa del parziale fallimento di questo “secondo asse”. “Allo stesso tempo, è improbabile che il Paese sperimenti una crisi simile a quella che sta avvenendo in Venezuela. L’economia va ancora bene e non si attende alcuna crisi petrolifera, almeno in base alle proiezioni attuale. La speranza è che gli sforzi fatti per stimolare le attività pubbliche e private saranno sufficienti a tenere le persone lontane dalla povertà”».
Abbiamo avuto occasione di avviare, così, un interessante confronto e, speriamo, una collaborazione che possa arricchire ancora di più questo giornale. Discutere, dissentire, incontrarsi sono l’anima e l’essenza di Aware, un luogo nato per offrire casa, tra le altre cose, ad una costruzione dell’informazione democratica e partecipata, figlia di un confronto aperto e libero all’interno di un comune campo di valori (questi sì, non negoziabili). Posto ciò, speriamo dunque che dal dibattito e dalla messa in circolo di visioni differenti su questo spazio possano nascere sempre nuovi spunti di riflessione e approfondimento, al fine di rendere un quadro ancora più complesso, sfaccettato e completo della realtà.
Potete seguire Christian Dalenz, attualmente redattore per Money.it e collaboratore per Osservatorio €uropeo, e il suo lavoro anche sulla sua pagina Facebook professionale.