musikòs
La musica è voce dei popoli, da sempre e per sempre. L’anima della gente si fa suono, che parte dal viscerale bisogno di espressione individuale fino a formare un’unica energia vitale. Questa energia alza poi al cielo la volontà di essere. Il termine ‘musica’ deriva dall’aggettivo greco ‘musikòs’, ovvero riferito alle Muse, perché c’è sempre una figura eterea e perfetta a guidare il bisogno di fare musica. Nel caso della musica popolare, le Muse sono i sentimenti propri del popolo stesso. Da qui comincia il nostro viaggio.
Sevdalinka
Nelle terre balcaniche, che un tempo formavano la Jugoslavia, ora vivono colorati popoli sotto diverse bandiere di rappresentanza. Seppur differenti per alcuni elementi, queste comunità condividono una similare cultura di base. In questo insieme rientra la Sevdalinka, genere musicale tradizionale che ancor oggi rende arte il concetto bosniaco di Sevdah. La parola araba ‘sawda’ significa “bile nera”, ovvero uno dei quattro umori corporei che nell’antichità i medici consideravano controllori dei sentimenti e della personalità umana. L’eccesso di bile nera rendeva una persona malinconica (la stessa parola ‘malinconia’ in greco significa ‘bile nera’). Il concetto fu filtrato dall’arrivo nell’area balcanica dei turchi, che con ‘sevda’ intendevano anche le condizioni di essere amati e dell’innamoramento. In Bosnia ed Erzegovina aggiunsero una ‘h’ finale e assimilarono il concetto fino a renderlo arte. Oggi, la Sevdah, è la suggestiva emozione di sofferenza e desiderio d’amore, che esprime una sensazione allo stesso tempo gioiosa e dolorosa.
Adem Daliman, cantante di Sevdalinka, spiegò con queste parole il sentimento Sevdah ad una giornalista italiana: «La sevdah non è solo quello che canti, è un intero rituale. Non so come lo chiamate voi in Italia… portare una ragazza a ballare, mangiare una pizza, bere un po’ di vino, mettersi a cantare, coccolarsi e baciarsi… Tutto questo è sevdah». Comprensibilmente, la Sevdah ebbe un istintivo bisogno di essere espressa: così nacque la Sevdalinka.
Adil e Mara
Le origini di questo genere musicale sono sfumature e ombre datate nell’epoca degli Ottomani. Dopo varie influenze dovute all’arrivo di rifugiati ebrei nella Bosnia Ottomana, si ha una menzione di Sevdalinka nel 1475. Ma la prima ufficiale traccia ben documentata è del secolo successivo, e ha una storia fascinosamente romantica.
È il 1574 e siamo a Spalato, soleggiata città sulle coste croate. Il mercato è pieno come ogni sabato, e come ogni sabato molte donne si fermano a comprare dal diciottenne Adil, famoso per il suo fascino e per la sua gentilezza. Siamo a Marzo, e lo sbocciare della primavera ha imporporato il viso della giovane Mara Vornić che passeggia anche lei al mercato insieme alla famiglia. Passando davanti alla bancarella di Adil, un veloce intreccio di sguardi fa nascere sentimenti nei cuori di Mara e del ragazzo. Quello che potrebbe essere l’inizio di un amore è in realtà l’inizio di una tragedia, perché Adil è un turco musulmano, mentre Mara è spalatina e cristiana. La ricca famiglia Vornić non approva un musulmano in casa, e tratta Mara come un’appestata a causa di questo sentimento impuro per un non cattolico. La ragazza finisce in un monastero per redimire i suoi peccati. Il tempo non migliora la situazione, e Adil cerca di fare del suo meglio scrivendo una lettera in cui attesta di poter diventare cristiano, per riavere la sua amata Mara indietro. Se questa è la prima Sevdalinka, è perché non finisce bene. Mara si ammala e muore nelle celle del monastero, portando con sé tutte le strofe scritte da Adil sul loro amore. Quelle strofe di amore, malinconia, gioia e dolore, sono la prima Sevdalinka mai scritta. Adil e Mara ora sorridono, perché il loro amore ha creato ciò che solo amore può: arte.
Musica d’emozione
Come molti altri stili popolari anche la Sevdalinka era originariamente cantata senza il sostegno degli strumenti, per questo le melodie erano molte elaborate. Nelle moderne esibizioni il canto è coadiuvato da una piccola orchestra in cui compaiono la fisarmonica, il violino, il saz (molto simile ad una chitarra ma con la cassa armonica a forma di pera), il flauto o il clarinetto, il contrabbasso e le percussioni classiche. Il tema trattato, in termini generali, pretende una melodia intensa ed emotiva che permette alla voce di esprimersi intensamente ed emotivamente. L’amalgama di popoli che storicamente hanno attraversato e stanziato in Bosnia, rendono la Sevdalinka carica di elementi vari, minimi ma fondamentali. Anche perché, come tendono a sottolineare molto spesso gli stessi cantanti, la Sevdalinka non conosce nome o nazione, ma conosce solo le storie d’amore. Per questo è amata da serbi, croati, bosniaci, ebrei, musulmani e cristiani. È importante sempre ricordare che possiamo avere 8 miliardi di nomi differenti e altrettante nazioni di appartenenza, ma i sentimenti collegano ogni individuo ad una linea sottile unica. Questa linea è quella che percorre in ogni canzone chi fa Sevdalika.
“Emina” di Aleksa Šantić
Una delle canzoni più famose del genere è certamente “Emina”. La canzone è la trasposizione musicale della famosa poesia omonima del poeta bosniaco Aleksa Šantić, che parla della bellissima figlia dell’imam di Mostar, importante città commerciale dell’Erzegovina. Il poeta la conobbe grazie a sua sorella a cui era molto legato, che era anche la vicina di casa dell’imam. Aleksa, la prima volta che la vide, ne rimase spiazzato e nel 1903 diede la mondo la sua poesia ad ‘Emina’, che fece prima il giro della città e poi dell’intera nazione. I due neanche si volsero mai la parola, a dir la verità, e vissero vite separate e felici, ma Emina stessa attestò di non essersi potuta mai scordare quel giovane con i pantaloni stirati che le dedicò una poesia. La risonanza arrivò a posteriori, come quasi sempre succede, quando il testo fu musicato e cantato per ogni via di Bosnia. Emina divenne leggenda e Musa. Nel 2010 la città di Mostar le ha dedicato una statua d’oro, mentre qualcuno iniziava a proporre le strofe della canzone come inno nazionale.
“Emina” dei Divanhana
La canzone è stata magistralmente riproposta in tempi recenti dai Divanhana, band Sevdah che esegue le tradizionali sonorità sotto l’influenza del jazz e del pop. Il gruppo, che ai piedi dei Balcani consta di una certa fama, ha interpretato la poesia in maniera soavemente accorata. Ascoltando la traccia non si può fare a meno di palpitare a tempo delle incalzanti fisarmoniche, che dopo un inizio sfumato prendono il ritmo e ne fanno terreno fertile per la corposa voce della cantante. Le pause intermezzano robuste riprese di tono che rendono la canzone un sali e scendi di battiti di cardiaci; l’effetto malinconico e lacerato è assicurato dal fascino della lingua slava e dai suoi accenti cadenzati. “Emina” dei Divanhana non è magari l’esempio perfetto di tradizione Sevdalinka, ma è una potente espressione della Sevdah bosniaca, che colpisce e accarezza, affila la lama e prepara un abbraccio. Allego il link dove poter ascoltare questa meravigliosa canzone della tradizione bosniaca, che qui è affiancata da un video di tutto rispetto e a suo modo avvincente. Potete ascoltarla cliccando qui.
L’ancestrale “mal d’amore”
La difficoltà d’interpretazione di una canzone d’amore è indicibile, per alcuni rappresenta addirittura un tabù insolcabile. Al giorno d’oggi non è semplice esternare sentimenti ed emozioni, in nessuna maniera, men che meno nell’arte della musica. La Sevdalinka è quindi un modo di comunicare diverso, che ha qualcosa di ancestrale. Se i testi scritti parlano di storie d’amore, reali e fantomatiche, in cui il “mal d’amore” viene osannato come Musa, l’emozione espressa dai cantanti e dai suonatori è la miglior presentazione per questo genere. Chi fa Sevdalinka si basa sulla propria esperienza di umano che prova sentimenti, e veicola il mezzo musicale a formare quel meraviglioso flusso energetico di empatia che colpisce al petto l’ascoltatore. In questo modo i cuori di chi suona e chi ascolta battono a tempo, magari, per citare Daliman, mentre si beve un po’ di vino e ci si coccola.
Chi volesse saperne di più di questo magico stile musicale, può dare un’occhiata al sito www.sevdalinka.info
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Immagine in evidenza:
Due ragazzi in vesti tradizionali bosniache//credits: meetbosnia.com