Accogliere come forma di resistenza.
Don Massimo Biancalani è il parroco di Santa Maria Maggiore a Vicofaro, chiesetta della provincia di Pistoia divenuta baluardo dell’ospitalità e simbolo di una spiritualità resistente al servizio degli ultimi. Da quando ha cantato “Bella ciao” al termine di una messa domenicale convive quotidianamente con minacce e insulti da parte della destra sovranista, ma questo non ha cambiato di una virgola la sua missione. Negli ultimi cinque anni nei locali della parrocchia sono state accolte più di cinquecento persone. Non solo migranti ma “tutti coloro che sono stati scartati dal sistema in cui viviamo”.
Ho avuto il piacere di intervistarlo al telefono ieri sera, mentre era in fila davanti al supermercato per comprare quanto necessario per la cena in compagnia dei suoi duecento e più ospiti. “Sai è il primo giorno di Ramadan, da noi ci sono molti musulmani, vorrei renderli felici con un pasto speciale”. La fila è lunga e nella mezz’ora di conversazione saltano fuori finestre di riflessione sui legami tra resistenza e spiritualità, sulla religione, troppo spesso vissuta come strumento di potere, e l’importanza di essere politici anche nel vivere la fede.
Rileggendole avverto che oggi, 25 aprile, le sue parole danno vita e azione ai valori che celebriamo.
Don Biancalani, come nasce il progetto Vicofaro e perché?
L’accoglienza a Vicofaro è nata per una concomitanza di percorsi diversi, di tipo pastorale, culturale, sociale. Abbiamo fatto un lavoro di documentazione presso il Centro Studi “Don Lorenzo Milani” e approfondito gli esempi dei grandi personaggi del ‘900: lo stesso don Milani, Giorgio La Pira, frate Balducci. Abbiamo trovato proprio nel periodo della Liberazione un momento di grande attenzione alla promozione dei diritti umani, alla contestazione, alla lotta contro ogni forma di razzismo, di intolleranza. È stato un lavoro lungo che ha portato a fare scelte concrete solidarizzando con le minoranze sociali ed etniche ed ogni forma di povertà. C’è stata una lettura critica della storia, una religiosità evangelica che ci ha messo di fronte a quello che accade ogni giorno. Nel 2014 l’esplosione del fenomeno migratorio ci ha interrogati profondamente e portati ad iniziare ad accogliere costituendo un piccolo CAS. Allora credevamo che si potesse fare un buon lavoro anche con numeri piccoli. Ora siamo cresciuti in maniera spropositata.
Il contesto italiano in tema di immigrazione non è certamente favorevole.
L’accoglienza in Italia era e rimane molto problematica. È un sistema che rientra in un quadro normativo sostanzialmente punitivo nei confronti dei migranti. Adesso con i decreti emanati (cd. decreti Salvini, ndr) ha addirittura tratti razzisti, xenofobi. Questo sistema genera scarti: ragazzi che abbandonati finiscono in mezzo alla strada.
Più che un lavoro, la tua è una vocazione.
Decisamente, la mia vocazione è quella di andare in mezzo alla strada a cercare questa umanità scartata, seguendo le parole di Papa Francesco. Tra l’altro proprio Papa Francesco, nel 2015, disse che ogni parrocchia è chiamata ad accogliere come una famiglia. Questo ci ha segnato la strada da seguire.
Quali sono i numeri della “umanità scartata” alla quale andate incontro?
Al momento si calcola che sono circa 500.000, forse anche di più, le persone che vagano, che continuano ad essere migranti da nord a sud in cerca di lavori stagionali e quindi alla ricerca anche di una sistemazione d’alloggio. Nel tentativo di rispondere alle tante richieste che si avvicendavano Vicofaro è diventata veramente grande, “esagerata” rispetto alle strutture che abbiamo. Tanti sono venuti, molti per restare, altri sono ripartiti. Chi è ora a Parigi, chi in Germania, chi a Barcellona. In 4-5 anni abbiamo accolto circa 500 persone, forse di più, s’è perso il conto. In questo momento ci sono poco più di 200 ragazzi. Purtroppo sia a livello cattolico che a livello laico sono pochissime le realtà che accolgono.
Come si struttura la vostra offerta di accoglienza?
Noi forniamo non solo un tetto e dei pasti ma anche altri servizi, come quello medico, scolastico, legale, sindacale. A noi si sono avvicinati tanti tanti volontari. Volontari che sono spesso laici, pochissimi cattolici nel senso tradizionale del termine. È interessante questo fenomeno.
Oramai siete un caso a livello nazionale (e non solo).
La nostra vicenda assume una dimensione nazionale perché siamo stati trascinati in un dibattito politico nazionale e internazionale. Questo da una parte ci ha avvicinato tanti amici e sostenitori, dall’altra tanti problemi. Sono arrivati e continuano ad arrivare minacce, insulti, da esponenti della Lega, Forza Nuova, CasaPound. Forza Nuova addirittura ha organizzato una irruzione in chiesa durante la messa domenicale. Ci sono stati tanti episodi e ora comincio a faticare a metterli insieme.
Anche a livello locale in molti remano contro Vicofaro.
In questo momento è in atto un’azione, legata alla curia e all’amministrazione comunale, che tenta di ridimensionarci, con la scusa del coronavirus. Se si riesce a trovare i locali adatti e alternativi noi siamo più che contenti. Quello che è interesse nostro è il bene dei ragazzi. Temiamo che questa operazione rischi di portare allo smantellamento di Vicofaro. Noi andiamo avanti, fintanto che c’è bisogno, fintanto che va avanti il fenomeno migratorio.
Domani (oggi, ndr) si festeggia la Liberazione. C’è un contatto tra la spiritualità cristiana, quello che fate a Vicofaro e i valori del movimento partigiano?
La Liberazione ha più sfaccettature: al centro c’è la promozione e l’attenzione all’umano, la lotta contro tutto ciò che nega l’umanità sia a livello sociale politico. Questa è una battaglia sia per cattolici che laici. Una vera spiritualità cristiana è una spiritualità di Liberazione. Non è un caso che in quella stagione meravigliosa (immediato dopoguerra, ndr) il meglio del mondo laico e sociale e quello cattolico e religioso si sono incontrati dando vita a quella “rosa pungente”, come diceva Rossetti, che è la costituzione. Nella costituzione troviamo valori laici e cristiani che stanno insieme perché sono valori umani. L’ispirazione religiosa e quella politica hanno una radice comune che è il bene dell’uomo.
In molti non vogliono che chi si occupa di fede si interessi anche alla politica.
Ci contestano dicendo che noi facciamo politica. Io sono consapevole di questo. L’opera che portiamo avanti, di liberazione e di accoglienza, ha un valore umano, sociale e anche politico. Accogliere ora significa contestare le politiche. Uno non può accogliere mettendo la testa sotto la sabbia, senza essere consapevole che si sta cercando di dare una risposta a chi è oppresso da una legge ingiusta. Io disobbedisco e accolgo. Questa è la nostra linea critica. Disobbedire contro tutto ciò che nega l’umanità e operare perché l’umanità sia promossa e sostenuta. In un certo senso accompagniamo i migranti in un processo di liberazione.
Vivere la fede come missione sociale e, anche, politica.
Paolo VI e Papa Francesco hanno detto che la politica è la forma più alta di carità. Allora io faccio politica, che non significa che rappresentiamo un partito. II mio partito è il Vangelo. Tutto ciò che è organizzato per negare l’umanità va combattuto. Anche le forme ipocrite che vediamo, come Salvini che brandisce il rosario però le sue politiche sono disumane: questa è la più alta forma di bestemmia, forma di ipocrisia religiosa che Gesù per esempio lottava. Contro i potenti e i religiosi che usano la religione come uno strumento di potere. Se c’è un filo rosso è attraverso il vangelo.
L’esempio di Gesù non sembra andare molto di moda, tanto meno in una grande fetta del mondo cattolico.
Tanti cattolici non comprendono. Si cerca ancora una religiosità consolatoria, che Marx avrebbe chiamato “oppio”, di consolazione. La religione ha anche aspetti di consolazione, ma nel vangelo la dimensione della giustizia è fortissima. Tra le beatitudini la giustizia è quella che è ribadita più volte, “beati coloro che sono affamati e assetati di giustizia” “beati coloro che sono perseguitati” a causa della giustizia. Purtroppo i più grandi oppositori sono proprio dalla parte nostra: il mondo cattolico che ci ostacola e quel sociale che in tante realtà è strutturato più come un sistema di potere che come un servizio. Vediamo che Salvini è un farabutto ma quello che ci fa più dolore è questa incomprensione interna.
Resistenza allora, anche oggi, soprattutto oggi.
Vicofaro è una realtà che con la sua radicalità ti fa riflettere. Mi ha detto prima un amico: “Spero che Vicofaro possa essere per i pistoiesi soprattutto una testimonianza per la giustizia e la solidarietà”. Siamo pronti a lottare.
E noi con te don. Grazie e buona festa della Liberazione.