Che cos’è il disturbo post traumatico da stress o PTSD?
Il disturbo post traumatico da stress, o PTSD (post traumatic stress disorder) fa parte dei disturbi d’ansia secondo il DSM V. Questo disturbo si verifica in seguito all’esposizione ad un evento traumatico, violento o catastrofico. Viene anche definito nevrosi da guerra, in quanto è molto comune in chi è stato esposto in pesanti e drammatiche situazioni belliche. Fu infatti riconosciuto e studiato come disturbo specifico dopo la prima guerra mondiale, per poi essere portato all’attenzione pubblica dopo la guerra del Vietnam, dove i veterani riuscirono finalmente ad ottenere un rimborso per le cure psichiatriche necessarie.
Tra i traumi più comuni che scatenano il disturbo troviamo, oltre alla guerra, incidenti automobilistici o di grande portata, stupri e violenze, eventi naturali catastrofici, lutti o malattie gravi, bullismo e abusi durante l’infanzia. Per quanto riguarda l’incidenza nella popolazione generale, in Europa uno studio ha rilevato una percentuale del 1,1% di PTSD negli adulti. Le percentuali sono più elevate nelle popolazioni più esposte a guerre, fame e violenza, dove le stime variano tra il 10% e il 40%. Il disturbo post traumatico da stress ha una forte prevalenza negli adulti che hanno subito abusi fisici e sessuali durante l’infanzia con percentuali che variano dal 37% al 44%.
Quali sono i sintomi?
Nel disturbo post traumatico da stress il sintomo principale è il continuo flashback dell’evento traumatico da parte del paziente. Chi ne soffre è sopraffatto da ricordi dolorosi ed intrusivi, e cerca di evitare qualsiasi stimolo che ne provochi l’insorgere. Purtroppo è molto difficile controllare l’emergenza di questi ricordi, in quanto basta un rumore, un odore a scatenare il vissuto. Le reazioni a questi flashback sono non solo psicologiche, quindi panico o paura, ma anche fisiche, come nausea e tachicardia. Molto comuni sono anche incubi ed insonnia, irritabilità, ipervigilanza e difficoltà di concentrazione.
Alcuni pazienti riscontrano eventi di depersonalizzazione come strumento di protezione dai dolorosi ricordi. In alcuni casi l’insorgenza del disturbo è ritardata, da sei mesi dopo fino ad addirittura anni. In alcuni casi chi è affetto da PTSD inizia ad abusare di alcool, droghe e farmaci per diminuire la sofferenza. Inoltre chi è affetto da questo disturbo tende a sviluppare altri disturbi come ansia, sensi di colpa e depressione. Riprendere la vita quotidiana diventa molto difficile e i rapporti sociali vengono spesso complicati dal PTSD. Per questo diventa importantissimo un percorso di cura.
Come si cura?
La terapia che si è dimostrata più idonea per il disturbo è quella cognitivo-comportamentale. Durante le sedute terapeutiche il terapeuta guida il paziente verso la guarigione con diverse tecniche. Si chiede al paziente di rivivere volontariamente i ricordi traumatici per raccontarli al terapeuta e imparare a controllarli. Questo consente al paziente che soffre di PTSD di ricominciare a controllare i sintomi e reinserirsi nella vita quotidiana e sociale. Si insegna al paziente anche come utilizzare tecniche respiratorie e di mindfulness per alleggerire i sintomi fisici del disturbo.
Un film di cui consiglio la visione è American Sniper, di Clint Eastwood. Basato sull’autobiografia di Chris Kyle, racconta la storia di un cecchino statunitense che combatte in Iraq. Al suo ritorno ricominciare a vivere sembra impossibile: Chris si tormenta con sensi di colpa, disturbi del sonno, flashback e isolamento. Riuscirà però a riprendere in mano la propria vita, iniziando ad aiutare altri reduci di guerra.
Illustrazione di @apeaceofwerk
***segui la nostra serie di racconti intimi dedicati al tema salute mentale: clicca qui
***#QuarantenaSenzaStigma: racconti di depressione ai tempi del Covid-19: clicca qui