Esiste un certo tipo di musica che annebbia, confonde, rivela, spingendoci a superare la patina della superficie per scoprire una complessità inaspettata.
In questa singolare categoria possiamo inserire una cerchia ristretta di artistə e band che, utilizzando lo strumento dell’ironia, ha nascosto con cura un fare creativo radicato nella riflessione. Non si tratta di pudore o senso criptico dell’arte, no; è un linguaggio diverso, radicale, che parla al presente utilizzando l’unica parola capace di rendere appetibile la complessità. L’ironia, appunto.
Maestri di questo filone creativo sono senza dubbio il Duo Bucolico, pionieri di un cantautorato apparentemente leggero che nei meandri di sillabe ritmate e falsetti improbabili racchiudono una visione netta e a tratti demodé della carica culturale della musica (ascoltare, anzi leggere, il brano “C’ha ragione Marx” per credere).
Abbiamo incontrato una dolce metà del Duo, Daniele Maggioli, per farci raccontare la storia che si nasconde nella piacevole ironia della loro musica, i consigli alle future generazioni di artistə raccolti in poco meno di vent’anni di (dis)onorata carriera e cosa aspettarsi dalla performance di venerdì 12 agosto sul Palco Grande Grande del nostro Festival delle Cose Belle.
Piccolo spoiler: con Tonino3000 in apertura il Duo rischia di diventare un trio fatto di desiderio, anarchia e spettacolo fai-da-te. La casa consiglia di non perdersi neanche un istante della sorpresa (ticket ancora disponibili a questo link). Ci sarà anche la luna piena, info importante per gli amici licantropi.
Il Duo Bucolico nasce dalla sinergia di due menti: Antonio e te, Daniele. Vi considerate due opposti che si compensano, tipo gemello buono/gemello cattivo, oppure un individuo unico, tipo un solo corpo/una sola anima?
Siamo molto diversi, e sicuramente ci compensiamo. Ma non siamo esattamente opposti, come si dice di solito. Luce e Tenebre, Sole e Luna, Mente e Corpo. Ste cazzate qui. No, anzi, non siamo opposti. Siamo semplicemente alleati. Più che gemelli siamo una specie di Sandra e Raimondo.
Romanticoni. Parliamo di musica. Su Rockit hanno valutato il vostro album Cosmicomio come “un disco piacevole, intriso di ironia intelligente, adatto a chi volesse trascorrere poco più di mezz’ora senza starsi a complicare troppo la vita”. Quanto vi rispecchiate in questo giudizio? In generale, pensate che il messaggio di fondo della vostra musica si riassuma nel solo mero “state senza pensieri”?
Rispettiamo il recensore, ma è tutto il contrario. Noi facciamo musica con l’obiettivo di complicare la vita e non di semplificarla. In ogni caso, in 17 anni di attività, ci avranno fatto si e no una decina di recensioni. In genere gli addetti ai lavori semplicemente ci odiano.
Noi vi amiamo, sappiatelo. Come nasce, si sviluppa e termina il vostro processo creativo? Lavorate sempre insieme, o vi alternate i ruoli in qualche modo?
Negli ultimi anni scriviamo quasi tutto a quattro mani. Alcune volte partiamo dalla chitarra, altre volte dal piano, così quello di noi due che non sta suonando incomincia a sparare fuori delle idee. Se l’altro viene catturato si va avanti, se non si sprofonda in una malinconia molto poco simpatica. Alcune volte fila tutto liscio, altre volte ci infiliamo in dei vicoli ciechi agghiaccianti. In quel momento capita che ripeschiamo anche canzoni che avevamo scritto singolarmente e che in un moto di cameratismo regaliamo al Duo Bucolico stesso. Ad esempio nell’ultimo disco Antonio aveva già scritto da solo La Fattoria e io (Daniele) ho scritto Io boia. Ma sono eccezioni: preferiamo scrivere tutto insieme, se possibile.
Ripercorrendo l’evoluzione della vostra carriera artistica esiste qualcosa di cui vi pentite di aver fatto e che a posteriori avreste evitato volentieri? In caso affermativo, cosa e perché? Secondo voi cosa un artista (emergente o non) dovrebbe evitare sempre e comunque?
Bella domanda. Io personalmente mi pento di TUTTO. Nel senso che sono così critico verso me stesso che non sopporto riascoltare i pezzi che ho fatto anni prima. Mi viene proprio il nervoso. Anche quando vedo vecchissime foto di noi che suonavamo nel buio di una qualche piazzetta, coi leggii Proel che ci coprivano la faccia, ecco mi viene una malinconia che vorrei buttarmi nel porto…cioè, è TUTTO sbagliato, ma è anche tutto molto bello e eroico. Antonio invece è sempre molto accondiscendente con sé stesso e probabilmente ti darebbe una risposta diversa. In ogni caso non ci sono cose di cui ci vergogniamo, anche se la nostra carriera è un pullulare di cappelle e fallimenti… ma fa tutto parte della vita… succede in ogni campo, per tutte le persone. Quindi va bene così. Agli altri artisti consiglierei solo questo: non salite MAI sul palco con i sandali e i bermuda. Cambiatevi prima di salire sul palco. Ecco un consiglio VERO.
Segnato! Nel vostro brano C’ha ragione Marx cantate “Tutti gli danno ragione, ma poi nessuno paga la sua consumazione”. Considerando le costanti crisi politiche che viviamo, si può notare ironicamente come anche i vari leader di governo che si sono susseguiti in questi ultimi anni in Italia e nel mondo, abbiano ricevuto molto spesso un bel “due di picche” dalla propria coalizione. Secondo voi, la politica odierna è fisiologicamente ipocrita o ammette degli spiragli di sincera democrazia?
Non so. Il problema è il paradigma del neoliberismo in cui viviamo. Non sono i singoli politici. Molti di loro immagino avranno anche buone intenzioni. È proprio il gioco a cui si gioca che è sbagliato e non sostenibile. Bisogna distruggere il paradigma. E credo non lo si faccia con le riforme, perché quelle sono DENTRO il paradigma stesso. E allora come si fa? La lotta armata? Io non ce la faccio, la violenza mi terrorizza. Boicottare? Diventare consumatori consapevoli? Mah, la mia generazione divorava NO LOGO eppure abbiamo preso delle belle bastonate mi pare, no? L’arte però è un modo di comunicare dentro questo paradigma alludendo alla distruzione del paradigma stesso. Per questo la cultura è una specie di ossigeno. Non per la bellezza o per la forma. Non per magia o per mistero. Ma perché ti fa vedere ALTRE cose. Ed è per questo che è snobbata. Non per puritanesimo. L’arte è snobbata perché crea nella gente altri bisogni, altri desideri, che non sono quelli mercantili. Ci toglie dalla frustrazione di avere continuamente desideri non realizzati. Per questo fa paura. Credo. Comunque, per tornare alla canzone su Marx… diciamo che quel verso mette in scena la frattura che tutti noi abbiamo tra etica e prassi. Scusa se mi sono dilungato.
Grazie per averlo fatto Daniele. Presto aprirete le danze del Festival delle Cose Belle 2022 a Passignano sul Trasimeno. Avete mai partecipato in passato ad altri eventi culturali indipendenti come il nostro? Cosa apprezzate di più dei festival autogestiti in generale?
I festival come il vostro sono i migliori. Quando un festival viene dal basso, anche da un associazionismo selvaggio, si sente che c’è una creatività spontanea, che tutto può diventare reale… quindi noi ci sentiamo subito a casa. Eventi come questo sono le cose che poi prendiamo sempre a modello quando dimostriamo ai nostri coetanei boomeroni che si sono fatti un’idea totalmente sbagliata delle nuove generazioni. E poi il vostro festival ha un titolo eccezionale: ha qualcosa di rurale e di pop nello stesso tempo. Sarà il potere del Lago?
O della luna piena prevista per venerdì, chissà! Potete spoilerarci a mo’ di trailer cosa bolle in pentola per la vostra prossima serata?
Duo Bucolico feat.Tonino3000 presentano il loro nuovo show multilivello intitolato “Dovete fare il vostro spettacolo!”.
Ci facciamo un cartellone a parte, promesso <3
*Intervista a cura di Mellifrugo – introduzione di Guglielmo Rapino.