In marcia per un paio di sorrisi

La storia di due bambini e dei loro sorrisi scomparsi a causa delle conseguenze che la crisi sanitaria mondiale sta determinando in Congo.

Le pupille di entrambi riflettono la stessa patina di silenzio e distaccata stanchezza, posate come nuvole autunnali su due paia di guance gonfie e sporgenti. Le braccia magroline si spostano con lentezza, come se ogni gesto si trascinasse dietro un peso sconosciuto. Le linee dell’ombelico vengono tirate in maniera innaturale dalle curve del ventre, gonfio come un palloncino. Alla nutrizionista è bastato uno sguardo per capire che la situazione fosse di estremo pericolo.

Charles e Jean sono arrivati al centro di salute di Kanyaka camminando nel rosso fuoco della brousse mattutina fin dal villaggio di Lumata, tenendo stretta la mano striminzita della mamma. La jeep di solito ci impiega un’ora a percorrere la strada bucherellata che collega Kanyaka a Lumata, i bambini insieme alla madre ci hanno messo tutta la giornata.

In marcia per un paio di sorrisi
Charles, appena arrivato con la madre al centro di salute di Kanyaka nella zona di Mabaya (Lubumbashi, RDC).

All’arrivo al centro si sono raggomitolati in silenzio sugli sgabelli della sala di attesa, aspettando il proprio turno per la visita. È così; non esiste precedenza, non c’è voce nello strazio. Si aspetta, in silenzio. Appena l’infermiera di turno li ha visti, ha spalancato la stanza delle visite dell’unità nutrizionale. È bastato misurare la circonferenza del braccio e tastare le guance per capire che la mancanza di proteine ha ridotto quei corpicini a un grappolo di rigonfiamenti. Anche la mamma è affetta da malnutrizione acuta, negli occhi spenti tutta la sofferenza di giorni interi schiacciati dalla fame.

È un piccolo miracolo che siano arrivati al centro di Kanyaka appena in tempo per ricevere le cure di emergenza. Qualche giorno in più e probabilmente non sarebbero stati nemmeno in grado di camminare per ore sotto il ventaglio rovente del sole congolese. La mamma confessa di essere stata spinta a raggiungere l’unità nutrizionale di AMKA dalla disperazione e dal ricordo della voce metallica di Flavie, spinta fuori dal megafono durante gli incontri di sensibilizzazione alimentare organizzati nel villaggio.

Riconoscere la malnutrizione è il passo più importante e difficile per combatterla. Spesso i bambini appaiono stranamente paffuti e le guance ovattate fanno cadere le mamme nell’errore di pensarli in salute. Il problema diventa doppio quando i piccoli sono in fase di allattamento e chi allatta soffre della stessa malattia.

La stanchezza, l’indolenza e l’apatia delle madri malate diventano veli grigi che non lasciano vedere e affrontare la realtà. Andando nei villaggi, bussando alle porte di chi vi abita, l’equipe di AMKA lavora con costanza e dedizione perché si crei consapevolezza tra le persone su cosa vuol dire essere malnutriti e quanto sia urgente una cura d’emergenza per guarirne.

In marcia per un paio di sorrisi
Jean, assieme al fratello e alla madre nel centro di salute di AMKA Onlus.

Da quando a causa della pandemia di coronavirus sono stati interrotti molti degli spostamenti anche nella Repubblica Democratica del Congo, le difficoltà nei villaggi si sono ingigantite. Procacciarsi da mangiare, barattare gli stecchi di carbone fatti in casa, trovare medicinali a basso costo: le attività più semplici sono diventate pressoché impossibili per intere fasce della popolazione nella zona di Mabaya. Con la chiusura di molti mercati nella periferia di Lubumbashi e le merci ferme nella capitale, gli abitanti dei villaggi si sono visti costretti a ricercare un autosostentamento che l’asprezza del territorio e i pochi mezzi a disposizione rendono estremamente difficile.

In settimane buie in cui l’ennesima piaga si abbatte su una popolazione già allo stremo, la presenza di AMKA nel territorio rappresenta l’ultimo baluardo a garanzia non solo della dignità ma della stessa sopravvivenza di centinaia di donne, anziani e bambini piccoli, come sono Charles e Jean.

Loro adesso sono accolti, insieme alla madre, nell’unità nutrizionale di AMKA a Kanyaka, l’unica nel raggio di decine e decine di chilometri, e qui beneficiano delle cure dell’equipe specialistica. Un pasto alla volta potranno riacquistare peso, permettendo al corpo di riempirsi nuovamente di quella vitalità che sembra essergli scivolata via. Allo stesso tempo, la madre potrà beneficiare dei momenti di formazione culinaria offerti dalle animatrici così da imparare il valore di una dieta differenziata e come garantirla in questi giorni di particolare difficoltà.

La speranza di tornare a vedere il sorriso sulle labbra di Charles e Jean è la linfa che nutre un lavoro quotidiano che va avanti da quindici anni” ammette Flavie, operatrice e referente dell’equipe locale. La stessa speranza anima i sogni e le azioni di tutti noi a migliaia di chilometri di distanza, nella consapevolezza che tutta la giustizia del mondo passa attraverso la lotta per quei due sorrisi sfioriti.

 

[Per conoscere di più sui progetti di lotta alla malnutrizione di AMKA Onlus nella Repubblica Democratica del Congo e scoprire come contribuire vai su https://www.amka.it/congo-rdc/]

Non perderti nemmeno una briciola di bellezza resistente.