Sul giornale di AWARE la sezione Salute Mentale continuava a raccogliere esperienze, sogni e smarrimenti di chi nonostante le giornate interminabili di isolamento sentiva che sarebbe arrivato presto un nuovo inizio. Ma non ci sembrava abbastanza.
C’era l’urgenza di scoprire uno spazio in cui queste storie e voci interrotte, potessero divenire carne e ossa ricongiunte, l’espressione collettiva di un istinto umano ancora vitale. Avevamo bisogno di un luogo perfettamente immerso nella natura dove le pareti delle case strette fino a farsi prigioni potessero evaporare in una pioggia di foglie e nuvole passeggere.
Il casolare di Casa Ta-Pù a Passolanciano era già stata rifugio per incontri colorati e festicciole molto naturali. Un faggio dalla corteccia color ambra appena di fronte alla terrazza del retro, col suo velo di foglie a stendersi sul piccolo battuto di cemento verde era stato sipario per decine di spettacoli improvvisati e concerti bucolici.
I rami di un verde smeraldo a fare da tetto, il pavimento di radici brune, la conca ripida della Majella che degrada in un teatro naturale, le rocce bianche coperte di muschio come sedili levigati…ogni angolo del bosco sembrava invitarci a viverlo ancora come tempio della nostra urgenza di bellezza, di contatto epidermico, di arte.
Così in uno scatto di consapevole follia, decidiamo di utilizzare quello spazio sospeso come casa di un festival, un Festival delle Cose Belle.
Era luglio e il festival avrebbe dovuto prendere vita a meno di un mese di distanza. Tutto il collettivo si mette all’opera perché nelle capriole dei faggi avvenga un irripetibile miracolo di empatia.
Contro ogni aspettativa, poco meno di quattrocento persone durante tre giorni a cavallo di Ferragosto dipingono di balli, suoni e ascolto, le montagne, generando un flusso incandescente di relazioni in gran misura rimaste intatte nel tempo.
C’è la musica dal vivo capace di risvegliare i corpi dall’immobilità dei lockdown, e laboratori sensoriali come pioggia di emozioni per una pelle tornata curiosa, ma al di là delle decine di accenti mescolati e degli sguardi pieni di vita, quello che segna il primo Festival delle Cose Belle è la percezione di aver generato un luogo nuovo, protetto, in cui sentirsi lontani dalla frenesia cinica del mondo fuori e scoprire la realtà lenta e giocosa dei corpi sovrapposti, vicini, essenzialmente uniti.
“Ogni volta che uscivo dal festival per andare alla macchina e poi vi rientravo sentivo come una disconnessione, come se entrassi in una nuova dimensione dove ogni persona è fatta per conoscere l’altro, per avvicinarlo, per specchiarsi e trovare qualcosa di sé”.
Era nata una comunità di anime erranti, un villaggio invisibile fatto di legami.
Era nata la Tribù delle Cose Belle.
Da allora il Festival delle Cose Belle diviene l’appuntamento annuale in cui rinnovare il patto di terra ed energia siglato dalla Tribù nel primo incontro. Poche regole: ci si ritrova in uno spazio naturale, immersi nella freschezza di un bosco accogliente, per riscoprire ancora che a distanza di mesi nulla è cambiato. Siamo sempre noi, cuori erranti, uniti dalla voglia di costruire almeno per il tempo di un weekend uno spazio altro, libero dalle logiche meccaniche delle città d’asfalto.
Al secondo incontro nel 2021 tanti volti conosciuti tornano ad abitare il bosco di Passolanciano. Artist3*, performer, partecipanti. Chi al primo festival era capitato per caso e ne era rimasto colpito. Chi vi aveva suonato. Chi aveva condotto un laboratorio di meditazione all’alba. La Tribù, senza sapere ancora di esserlo, si dà di nuovo appuntamento tra i faggi spioventi del bosco Ta-Pù e torna a celebrare il rito dell’unione e della nuova costruzione.
Se il primo anno era stata una sorpresa spiazzante, il festival del 2021 è la conferma che una nuova comunità fosse realmente nata. Una comunità colorata e inclusiva, pacifica e resistente, curiosa e profondamente radicata nella connessione con l’ambiente naturale attorno.
Una comunità in costante crescita che non può più abitare gli spazi dolci e stretti della Majella.
È così che dall’anno successivo il collettivo AWARE decide di rendere il Festival delle Cose Belle uno spazio itinerante, nomade nella ricerca costante di nuove radici, aperto alle interazioni con ambienti naturali in movimento e con chiunque abbia voglia di assaporarne la linfa.
Nel 2022 trova casa nel bosco incantato del Centro Panta Rei, una scuola di educazione ambientale immersa in ettari di pini e pioppi che abbracciano le onde calme del Lago Trasimeno. Nonostante le incertezze dovute al cambiamento geografico, la Tribù delle Cose Belle cresce ancora, provando l’essenza di un legame invisibile capace di percorrere i chilometri e annullare ogni distanza.
Nei primi mesi dell’anno, come collettivo abbiamo viaggiato a bordo del nostro camper Pinuccio alla ricerca di una nuova casa per l’edizione 2023 del Festival delle Cose Belle. Abbiamo visitato ex industrie della macellazione divenute rifugio per animali abbandonati e casolari di campagna ristrutturati per essere ritrovo creativo di artist3 circensi, spazi culturali immersi nella natura e centri di accoglienza per anime in stato di emarginazione.
Dopo settimane di via vai e ricerca intensa, troviamo pace tra le colline di una ex azienda agricola biologica in cui vivono due guardiani della bellezza, elia e elias. Il Sol Ribaldo a Rocca Corneta (BO), sin dal primo sguardo, ci ha lasciato immaginare i fili della Tribù che sarebbero tornati a intrecciarsi, gli incontri, gli abbracci e soprattutto quella sensazione di staccarsi da tutto per connettersi ad altro.
Ecco allora che per la sua quarta edizione il Festival delle Cose Belle torna ad essere rifugio e incontro per una Tribù che intreccia culture diverse e dialetti lontani, passioni variopinte ed età scostanti, ballerini e famiglie, bambini e anziane hippie; una grande comunità attraverso cui ricordare l’importanza di essere presenti all’altrə, senza paura, senza giudizio.
Questa è la piccola storia di una Tribù appena nata, una Tribù che quest’anno compie quattro anni e dall’11 al 15 agosto al Sol Ribaldo di Rocca Corneta tornerà a celebrare l’esistenza nella sua forma più naturale ed energetica.
Sarà una nuova immersione in cui assaporare qualcosa di conosciuto da sempre ed eppure costantemente nuovo.
Sarà gioco. Sarà scoperta. Sarà insieme.
Sarà Tribù, ancora.
SE VUOI FARNE PARTE, I TICKET PER IL #FDCB23 SONO DISPONIBILI SU FESTIVALDELLECOSEBELLE.IT
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*Come collettivo utilizziamo il simbolo 3 come suffisso per i plurali neutri, con un approccio orientato alla inclusività nel linguaggio. La schwa è utilizzata per i singolari neutri.