La notte di Halloween è alle porte e ci prepariamo, per qualche ora, ad esorcizzare le nostre paure, tra maschere macabre, sangue finto e qualche sana appropriazione culturale che non guasta mai. Nel frattempo, c’è chi, strabuzzando gli occhi increduli ed esibendo espressione schifata di fronte a qualche costume da zombie o scheletro, troppo raccapriccianti per questi animi sensibili, non perde occasione per ricordarci di come, da italiani, non dovremmo certo festeggiare una tradizione a noi “estranea”. Sono d’accordo. Abbandoniamo vampiri e morti viventi vari, perché possiamo fare decisamente di meglio. Circolano mostri in giro sicuramente più degni di nota. Roba che persino Edgar Allan Poe torcerebbe interdetto il capo tentando di distogliere lo sguardo da tanto orrore. Allora, è il caso di domandarcelo, sulla scorta di quest’indignazione per zucche e fantasmi vari… chi sono, oggi, i veri mostri?
Ve lo dico io. Benvenuti in questa galleria dell’orrore, edizione 2019!
I veri mostri sono coloro che rispondono con l’astensione alla mozione presentata dalla Senatrice Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz, sull’istituzione di una commissione per il contrasto dell’hate speech, dell’intolleranza e della violenza per motivi etnici e religiosi, sulla base del timore di incorrere in una censura di parte in favore del politically correct. Perché non è mica razzismo dire Prima gli italiani! o affermare che gli arabi portino in sé stessi il germe dell’antisemitismo nelle nostre società iper-rispettose e democratiche. Tanto democratiche, guarda un po’, da scricchiolare se una donna che è stata vittima dei crimini del nazifascismo propone di lavorare insieme contro la cultura dell’odio. Se la prima reazione che avete è quella di sentirvi minacciati, per questa notte vi consiglio un costume adatto all’occasione: la coda di paglia.
I veri mostri sono i mistificatori e seminatori d’odio di professione, coloro che non perdono tempo a manipolare la realtà, presentandosi come vittime sacrificali sull’altare del Pensiero Unico, dissimulando con lacrime e lamenti l’unica, lampante verità: la pretesa di continuare, da soli, come eletti divini, a tenere le briglie culturali di questo Paese. Sono ad esempio coloro che firmano un manifesto in cui si impegnano ad abolire, come primo atto politico, una legge sull’omofobia. Succede in Umbria, dove i soliti noti dell’ultra-destra fondamentalista e cattolica festeggiano l’inizio dell’era leghista con un atto di odio gratuito e discriminazione, camuffato ovviamente dalla solita narrazione pro-bambini e pro-famiglia. Non solo: eccola all’opera la mistificazione, laddove si pretende di sostituire una legge ad hoc che si pone come obiettivo quello di combattere «le discriminazioni e le violenze determinate dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere», con un vago richiamo a «tutte le forme di bullismo e discriminazione, non solo quello omofobico». Un qualunquismo volutamente sbandierato che cancella specifiche esigenze di protezione, delegittima di fatto la lotta mirata alla violenza omobitransfobica e ci impone un passo indietro preoccupante in materia di diritti civili, in un Paese in cui – lo ricordiamo – manca ancora una legge chiara e definita contro l’odio sulla base del genere o dell’orientamento sessuale. Avete presente il Lupo di Cappuccetto Rosso, quello che si finge buono e si traveste da nonnina indifesa? Ecco, una maschera adatta per chi si finge vittima e sbrana il prossimo con la propria fame di supremazia.
I veri mostri sono coloro che si presentano come strenui difensori della Fede e di Dio ma non perdono l’occasione di ricordarci che l’unica libertà religiosa che tollerano è quella propria. Sono coloro che hanno adottato in ben tre regioni – Lombardia, Liguria, Veneto – leggi liberticide, antidemocratiche e incostituzionali che di fatto smentiscono il principio di laicità dello Stato e operano distinzioni tra religioni di Serie A e di Serie B. Sono le cosiddette leggi “anti-moschea“, una serie di norme furbamente inserite nell’ambito della gestione del territorio e dello sviluppo urbano, che di fatto rappresentano una gravissima discriminazione nei confronti delle minoranze religiose, non solo musulmane. Paradossalmente, esse colpiscono infatti anche quegli stessi cristiani che costoro si premurano tanto di difendere da invasioni e “pensiero unico”: capita così che, a causa della Legge Regionale n.12 del 2006, in Lombardia sono stati chiusi da allora ben 23 luoghi di culto cristiani protestanti. L’ultimo caso è quello della Chiesa “Punto Luce” di San Giuliano Milanese, arrivato addirittura qualche settimana fa all’attenzione dell’ONU. Ma che importa, no? Non serve parlarne. D’altronde se c’è una cosa che continua a farci davvero paura, è proprio la libertà. Quella degli altri. Ecco allora che per voi ho in mente un costume perfetto: lo sciacallo.
I veri mostri sono coloro che per mesi si sono sbracciati e strappati le vesti urlando #PortiAperti e #RestiamoUmani, twittando parole indignate contro il tal Ministro e denunciando politiche razziste e disumane ai danni dei migranti, e che invece oggi, di fatto, più che un semplice cambio di tono nel dibattito sull’immigrazione di nient’altro possono vantarsi. Restano in piedi i due Decreti Sicurezza Bis, sui quali la nuova Ministra dell’Interno Lamorgese si limita ad affermare che «sì, forse saranno rivisti». Non erano indicibili porcherie frutto di una mente perversamente cattiva? No. Oggi possiamo rimaneggiarli quanto basta, giusto per renderli un pochino più accettabili, meno apertamente e spudoratamente disumani. Esistono d’altronde diversi gradi di disumanità e insomma, bisogna essere pragmatici. Bisogna essere disumani con rispetto. Sgomberare, “ripulire”, disciplinare ma con delicatezza, spendendo tecnicismi ed esibendo un linguaggio professionale e “adatto”. Per la stessa ragione, allora, è possibile continuare a tenere in stallo navi Ong nei nostri porti, appellarsi all’infame Decreto Minniti – quello sì che era faro di civiltà! – affermare tacitamente che gli accordi con la Libia vadano sì rivisti, ma devono necessariamente essere rinnovati. Insomma, una toppa lì e una qui, lo scherzetto è fatto. Dei dolci nemmeno l’ombra. Una maschera da pagliaccio è ciò che vi si addice.
Non so voi, ma io preferirei questa notte risvegliarmi in un racconto di H. P. Lovecraft piuttosto che fare i conti con tutto questo. E mentre simpatici opinionisti che si sono riscoperti strenui difensori di Santa Madre Chiesa e del proprio orgoglio nazionale spaccano zucche di Halloween in diretta televisiva armati di mazza da baseball tricolore, ho una domanda con cui lasciarvi, oggi:
Cosa temiamo di più? Una maschera o il volto che la indossa? O forse scoprire che sono tra loro perfettamente sovrapponibili, che nessuna differenza intercorre tra l’una e l’altro?
Non so. Io ho l’impressione ci stiamo scegliendo i mostri sbagliati di cui avere paura.