Frigolandia e l’arte surreale di resistere alla corrente: l’intervista al fondatore Vincenzo Sparagna

L'intervista al fondatore di Frigolandia e Frigidaire, Vincenzo Sparagna: un'immersione nell'arte di essere controcorrente.

Ci sono momenti, nella storia moderna della cultura italiana, in cui tra le maglie di una proliferazione artistica freneticamente popolare si nascondono le schegge di una contro-narrazione raffinata e sagace, capace di denudare con la lucidità della satira le castronerie di una società sempre più confusa dalla ricerca di un futuro futile e incerto.

Vincenzo Sparagna è uno dei massimi rappresentanti di questo movimento artistico in costante direzione ostinata e contraria.

Giornalista, vignettista, disegnatore ed editore, attraverso il tratto deciso della penna e un’irriverenza naturale scritta nelle pupille è riuscito nella rara impresa di creare un immaginario nuovo ed “altro” rispetto a quello di massa, decostruendo il linguaggio popolare con una chiave di narrazione surreale e irriverente.

In particolare come fondatore e direttore della rivista culturale Frigidaire ha scavato nello sguardo di un paio di generazioni, arrivando a ricoprire il gravoso ruolo di portavoce di una esigenza collettiva di fantasia e futuro creativo.

Con la Repubblica di Frigolandia ha poi abbattuto il confine statico della carta per creare un ambiente tridimensionale in cui l’immaginazione rappresenti l’unico limite in cui restringere le possibilità del pensiero collettivo.

Dal 2005 Frigolandia ha rappresentato uno spazio di libera circolazione delle idee e un archivio storico del fumetto contemporaneo. Per capire la portata di questo fenomeno, basta ricordare che la Yale University nel 2018 ha acquistato una ingente porzione dell’archivio per farne oggetto di studio nei corsi di letteratura europea del proprio ateneo.

Oggi questo spazio che raccoglie una fetta enorme della nostra storia artistica contemporanea è minacciato dalla volontà miope dell’amministrazione locale che ne ha intimato lo sgombero nonostante la legittimità del contratto di locazione in essere e il comprovato valore socio-culturale del luogo.

Su Change.org è stata aperta una campagna di raccolta firme – che ha superato le 18 mila sottoscrizione – per chiedere al Ministero dei Beni Culturali di difendere la Repubblica di Frigolandia dagli attacchi infimi a cui è sottoposta ormai da anni. Inoltre, per sostenere le spese legali Frigolandia ha aperto la possibilità di donare direttamente sul conto corrente dell’associazione*, offrendo in cambio, per le donazioni più sostanziose, l’invio in esclusiva di uno o più degli oltre cinquemila disegni e vignette raccolti in archivio.

Noi di Aware ci uniamo all’appello invitando chiunque a farsi portavoce di questa battaglia di resistenza culturale. Lo spirito irrequieto di Frigolandia e del suo fondatore sono il midollo di una voce artistica di cui abbiamo visceralmente bisogno. Il dovere di una società sana è quello di preservare queste forme di resistenza, rendendole terreno fertile in cui far crescere nuove forme di contemporaneità.

Abbiamo incontrato Vincenzo Sparagna per scoprire il senso antico di ribellarsi al mare calmo.

Il Museo dell'Arte Maivista di Frigolandia.
Il Museo dell’Arte Maivista di Frigolandia.

Vincenzo, Frigolandia è laboratorio creativo e dimora degli archivi di riviste come Frigidaire, Frìzzer, Vomito, Il Nuovo Male, Il Lunedì di Repubblica, La Piccola Unità…come si finisce da luogo di culto dell’arte contemporanea a “occupante abusivo”?

L’affermazione che occupiamo abusivamente gli edifici e il parco di Frigolandia è l’ultima bizzarra trovata della giunta comunale di Giano dell’Umbria nel suo ostinato e deprecabile tentativo di cacciarci via. Si basa su una capziosa interpretazione di una direttiva europea che ha come oggetto le concessioni balneari. Secondo questo discutibilissimo riferimento il rinnovo automatico di altri dieci anni del 2015, benché previsto dal contratto, non sarebbe valido. Da ciò l’accusa di essere abusivi, anche se paghiamo regolarmente il canone d’affitto annuale. Purtroppo per certi amministratori, feudali furfantelli di paese, l’arte, la cultura, il bene pubblico non contano nulla. Il loro scopo non è governare in modo giusto ed efficace il territorio, ma ottenere sempre nuovi fondi pubblici da distribuire in appalti ad amici e sostenitori politici, magari per progetti sballati, semplice fumo negli occhi per una popolazione che in comuni minuscoli come Giano dell’Umbria (3000 abitanti, molti anziani) si fa per lo più i fatti suoi.

Cosa rappresenta Frigolandia oggi, tanto in termini artistici quanto sociali?

Frigolandia è un centro ispiratore, una foresta da esplorare con affascinanti sentieri sconosciuti, una Repubblica Immaginaria e dunque un punto di incontro aperto tra le generazioni che sollecita l’attenzione dei giovani al passato e dei vecchi al presente, ma con lo sguardo rivolto al futuro, all’arte che dovremo inventare se vogliamo sopravvivere alla barbarie, alle pratiche virtuose della civiltà umana senza le quali anche l’arte cesserà di esistere. Naturalmente è tutte queste cose senza superbia, consapevole della propria fragilità e precarietà, in certi momenti trabocca di entusiasmo e passione, in altri, specie nei freddi inverni, si arrotola su sé stessa come a difendersi. A volte è frequentata da decine di giovani, altre volte è solo la residenza silenziosa di un vecchio navigante della ribellione come me.

A detta di molti, la ventata di comunicazione social e globalizzata degli ultimi anni ha prosciugato gran parte delle risorse creative delle nuove generazioni, impedendo la fioritura di fenomeni di pensiero realmente indipendenti. Sei d’accordo? Se si, che prospettiva esiste per la “Repubblica della Fantasia” incarnata da Frigolandia in questo contesto?

Il mondo della comunicazione attuale in tutte le sue molteplici forme e dell’arte in generale vive in mezzo alla tempesta cinetica scatenata dal mutamento profondo del rapporto spazio/tempo. Il pianeta si è fatto più piccolo mano a mano che i suoi confini sono più facilmente raggiungibili. Oggi posso discutere di Frigidaire e arte contemporanea con l’Università dell’Indiana in diretta zoom, scrivere a centinaia o migliaia di soggetti “person to person” grazie alla rete. La globalizzazione mi pone in confronto costante con la creatività dei cinesi, degli indiani, dei neozelandesi ecc. Questo rende certamente più difficile il percorso delle idee, sottoposte alla tortura del rumore di fondo che cancella le voci, le omogeneizza, le distorce. Tuttavia non credo che il pensiero indipendente sia in declino e nemmeno l’arte. Si tratta di convivere con lo tsunami della pubblicità, con il consumismo compulsivo e sforzarsi di indebolire e vincere questi mostri senza farsi spaventare dall’immensità del compito. In questo senso Frigolandia è un modo di affermare l’autonomia del pensiero e della ricerca creativa, fuori dalle centrali commerciali, ma non indifferente all’universalità della comunicazione. Infatti la cosa più importante per quelli come noi è non farsi chiudere nel recinto ristretto e consolatorio dell’underground, ma sfidare il mare aperto spezzando il blocco navale delle corazzate miliardarie incaricate di rincoglionire le nuove masse di oggi, così diverse, nella loro infinita frammentazione dalle masse compatte del XX secolo.

Pensi che Frigolandia possa essere un progetto artistico e politico riproducibile anche altrove come modello di nuova comunità creativa? Se un gruppo di giovani artisti venisse da te con l’idea di fondarne una nuova, cosa gli consiglieresti?

Sono favorevole ad ogni nuova invenzione creativa libera dai vincoli e dalle ossessioni del successo per il successo. Nulla è riproducibile nella stessa forma e nemmeno Frigolandia, ma sono contento di ogni nuova nascita e vedo in giro imprese, progetti, gruppi e singoli che muovono nella stessa direzione, ciascuno a suo modo. La considero una gemmazione, diretta o indiretta, di quanto abbiamo fatto con Frigidaire e facciamo con Frigolandia. Non siamo mai soli anche se talvolta possiamo sentirci isolati. Come diceva Danton durante la rivoluzione francese, la parola d’ordine per tutti è: audacia, audacia e ancora audacia!

In quello che sta succedendo a Frigolandia sembra esserci riflesso un sintomo dei tempi moderni, annebbiati dalla cultura di massa e incapaci di cogliere il guizzo dell’irriverenza. Che spazio e che ruolo può avere oggi un’arte “imprevista, multipla, alta, bassa, media, pop e anti-pop”, come quella teorizzata nel Manifesto del Maivismo?

Sì, è vero, la persecuzione di cui è fatta oggetto Frigolandia è un pessimo sintomo dei tempi moderni annebbiati ecc. Ma la società non è un blocco monolitico, semmai è un fluire di correnti divergenti/convergenti, che si accavallano e contrastano. Il fiume che pare trascinarci tutti verso una foce sporca e velenosa è contrastato da rocce, dighe provvisorie, a volte si ramifica in bracci laterali che creano laghi di serenità e felicità. Il capitalismo globale genera continuamente nuove crisi e l’arte maivista è tutta l’arte che si muove controcorrente, che non rispetta le regole, che stupisce e disorienta, che spinge, specie nel vortice delle crisi, a pensare e gustare il bello diversamente dalle mode dominanti. Il suo ruolo se possibile è anche più importante di quanto non fosse qualche decennio fa. Se allora c’erano mille ragioni per essere estremisti e ribelli, oggi ce ne sono centomila.

Andrea Pazienza e Vincenzo Sparagna in uno scatto del 1985.
Andrea Pazienza e Vincenzo Sparagna in uno scatto del 1985.

Tu Vincenzo hai rappresentato uno dei volti più esposti e anticonformisti della satira italiana moderna. Cosa e come è cambiato dell’arte di fare-fumetto all’interno del nostro paese negli ultimi quattro decenni?

I più grandi cambiamenti sono nel sistema della comunicazione, c’è un minor peso della stampa ecc. Poi c’è l’effetto negativo della forte individualizzazione che per molti è una droga nefasta. Se una volta l’artista era spinto naturalmente a esaltare il suo ego in opposizione al mondo conformista che cercava di divorarlo, oggi c’è un compiacimento solipsistico che spesso paralizza la vera creatività ed è il nuovo invisibile conformismo. La stessa facilità di mettere le proprie cose sui social e farle girare finisce per funzionare da specchio compiacente per i mediocri e da limite oggettivo per chi invece ha qualcosa di profondo da dire. Il fumetto (e la gemella animazione che oggi è molto più facilmente praticabile di una volta) rimane una forma utile di intervento se si sottrae agli schemi, evita il giàvisto, sfida la vuotaggine delle produzioni pop per cercare un altro modo di essere popolare senza perdere in intelligenza e precisione. Nei quindici anni di Frigolandia ho conosciuto molti giovani autori di valore, basta citare per tutti la nostra Maila Navarra che cura grafica e web di Frigidaire e Frigolandia ed è pure un’artista e basta. A volte questi giovani sono dispersi, a volte uniti in collettivi variabili, qualcuno si perde per strada, altri no. Come diceva Tamburini “Per fare grafica ci vogliono i muscoli!”. Direi in conclusione che mancano al momento le grandi navi da battaglia, ma c’è un’immensa flotta di vascelli corsari che viaggia in tutti gli oceani possibili.

“Dove non arriva la spada della legge, là giunge la frusta della satira” (Pushkin). Credi ancora o hai mai creduto al ruolo politico della satira?

Il grandissimo Pushkin ha ragione anche oggi, anche se rispetto a due secoli fa le cose sono enormemente cambiate. Ma la satira, quando è tale, combatte la cattiva politica e il potere allo stesso modo in cui combatte la proiezione gregaria della peggiore politica nella coscienza comune, l’eco del potere che rimbomba nelle nostre teste. Basta non limitarsi a pensarla come quei giornalisti senza cervello per i quali la satira politica è il limitato campo delle vignette dei quotidiani. C’è invece un intero mondo di brutalità e stupidità da contrastare e rovesciare satiricamente e politicamente. Aggiungo che la satira implica una lotta paziente, allegra, durevole, creativa nelle forme e nella sostanza. Non arriveremo mai a un mondo perfetto, ma possiamo tendere lucidamente e umilmente verso di esso. La satira può essere uno strumento gioioso, una forma illuminante in questa marcia senza fine. Infatti, diversamente dalla Nottola di Minerva, s’alza in volo prima del calar delle tenebre.

Sul nostro giornale online abbiamo denominato la sezione dedicata a cultura e arte “Arte resistente”. Credi che abbia ancora senso parlare di un’arte “resistente”? E se sì, resistente a cosa?

Sì, l’arte è in sé stessa resistenza. Resistenza alla stupidità, alla bruttezza funzionale, alla decorazione superficiale e ingannevole, all’orrore delle metropoli contemporanee, alveari che ci spingono a vivere come insetti. Ricordate la Metamorfosi di Kafka? Gregor Samsa è una rappresentazione artistica perfetta dell’umanità attuale, rannicchiata nelle topaie di cemento dei paesi ricchi con acqua corrente e riscaldamento centrale, oppure ammassata nelle baraccopoli delle sterminate periferie africane e nei campi profughi che sono un inferno vivente per i desperados del pianeta. L’Arte è l’unico Dante capace di illuminare e raccontare quell’inferno.

Su Change.org avete raccolto più di 18.000 firme per chiedere al Ministero della Cultura di fermare il processo di sgombero di Frigolandia. Che ha risposto Franceschini?

Le firme sono arrivate a oggi, 15 aprile, a 18.650 e continuano a crescere, ma il Ministro tace e il Ministero balbetta. Per far capire fino a che punto è arrivata la burocratizzazione di questo Ministero basterebbe pubblicare le mail che ho scambiato con alcuni alti funzionari, i quali non conoscono e non sembrano vogliano conoscere niente oltre i confini delle culture canonizzate. Peccato, perché Franceschini ha una faccia simpatica, con barbetta brizzolata e occhietti intelligenti, ma finora la faccia la mette solo su Pompei, gli Uffizi e altre classiche ovvietà culturali. Per noi ad oggi non ha speso una parola. Se continua a tacere, sarà una sua incancellabile vergogna. Ma sono disposto a perdonare i ritardi se dovesse darsi una smossa riconoscendoci come uno dei Luoghi dell’Arte Contemporanea, cosa già evidente per le migliaia di persone che hanno visitato il nostro Museo dell’Arte Maivista, sempre aperto e gratuito per tutti.

Quali saranno i prossimi passi per resistere all’ordinanza del comune di Giano e come possiamo supportare Frigolandia?

Non svelerò le nostre prossime tattiche. La resistenza è sorpresa, agguato, lampo che scuote le coscienze. Per supportare Frigolandia bisogna comunque protestare contro la sua assurda chiusura, magari  nei modi più fantasiosi. Un’ottima cosa per sostenerci è anche acquistare le nostre riviste e collezioni disponibili sul sito www.frigolandia.eu, oppure venirci semplicemente a visitare per conoscersi. Abbiamo inoltre – per le purtroppo inevitabili spese d’emergenza – lanciato un appello a versare una qualsiasi cifra solidale sul conto corrente bancario di Frigolandia il cui IBAN è: IT73Y6921811100000002284. A quelli che invieranno almeno 30 euro spediremo in regalo un disegno originale dal nostro immenso archivio di oltre cinquemila disegni, vignette e tavole originali. Più crescerà l’indignazione per quanto accade, meglio sarà. Frigolandia è concretamente la rete delle migliaia di soggetti che la alimentano, spegnerla vorrebbe dire per molti giovani trovarsi al buio di una solitudine creativa immeritata.

Come e dove immagini Frigolandia tra 10 anni?

Dieci anni sono il tempo che molti scienziati dicono essere l’ultimo a nostra disposizione per salvare il pianeta dalla catastrofe climatica e ambientale. Io dico che la velocità dei cambiamenti nel mondo è tale che tra dieci anni avremo uno scenario globale completamente diverso, forse peggiore, forse, se ci diamo da fare, un po’ migliore. In quanto a Frigolandia lascio ai giovani di immaginarla tra 10 anni (come e dove) e possibilmente guidarla, io sarei già felice di essere, come il vecchio Papillon sulle onde dei Caraibi, ancora vivo, ma non ne faccio né un obiettivo speciale, né un cruccio.

Il cancello di ingresso della Repubblica di Frigolandia.
Il cancello d’ingresso della Repubblica di Frigolandia.

*L’IBAN per sostenere la resistenza legale di Frigolandia è: IT73Y6921811100000002284 | Intestato a: Frigolandia

> Clicca qui < per sottoscrivere la petizione rivolta al Ministero dei Beni Culturali a sostegno di Frigolandia

+ Foto di copertina: Stefano Tamburini e Vincenzo Sparagna a New York nel 1979.

Non perderti nemmeno una briciola di bellezza resistente.