– di Violenji
Violenji vuole far concentrare le persone sulle parole e non solo sull’estetica delle immagini (che inconsapevolmente facilita), così da permettere di entrare in un vero e proprio flusso di pochi minuti ed esplorare luoghi oscuri di se stessi e del mondo.
“Nella lingua Murrinhpatha non esiste la parola Grazie. Gli aborigeni australiani di questa tribù esprimono gratitudine dicendo “Così è giusto, tu hai bellezza con te”.
Esistono valori e sentimenti che sono così legati all’essenza stessa del nostro essere uomini e donne che esprimerli rappresenta un atto profondamente naturale, così naturale da non dover essere nominato. Un semplice spogliarsi di quanto non ci appartiene.
Essere gentili è un esercizio di nudità: liberare se stessi dai colori grigi del presente per dedicarsi all’altro senza interesse. Il risultato è la visione di ciò che siamo avvolti nelle spire di una bellezza pura, limpida, concreta.
Viviamo tempi in cui la stessa parola “gentilezza” è stata svilita e offesa fino a divenire contrappunto della ingenuità. Farne uso vorrebbe dire praticare l’arte dell’essere bambini, di chi non conosce il valore delle cose.
In verità, è la nudità che ci spaventa, la capacità di questa parola di liberarci dell’ego per vivere l’altro senza pregiudizi. Impariamo allora dall’inconsapevolezza dei bambini.
Pratichiamo gentilezza a caso senza chiederci perché. Sarà la bellezza che scopriremo a dirci quanto questo sia profondamente giusto”.
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*Le parole sono nate da un’idea di Guglielmo Rapino.