Immaginiamo per un attimo come cambierebbe la società se la salute mentale fosse trattata alla stregua di ogni altro ambito che riguarda il nostro benessere. Ora fermiamoci a riflettere: quanto tempo riserviamo alla cura della nostra psiche? Quanto spazio trova oggi questo tema nelle narrazioni dominanti, anche politiche? Quanto se ne parla (e come) nelle scuole ed università, nei nostri luoghi di lavoro, nelle nostre chiese, comunità, circoli, in famiglia o tra amici? La verità è che non siamo ancora abituat* a parlare di salute mentale in maniera consapevole, ma soprattutto libera da pregiudizi e da quel senso di vergogna che troppo spesso ancora assale chi si trova, nel corso della propria vita, a dover affrontare problematiche legate al proprio benessere ed equilibrio psicologico.
È come se quella della salute mentale fosse una sfera delle nostre vite sganciata da tutto il resto, qualcosa di cui bisbigliare sottovoce, nei “giusti” contesti, ma soprattutto un problema individuale. La nostra è una società non ancora equipaggiata per pronunciare certe parole e per accoglierle senza che queste generino un certo inquieto spaesamento, che rivela un disagio di fondo nel trattare apertamente certi aspetti del vissuto umano, che pur fanno parte della realtà quotidiana di un numero altissimo di persone.
E allora il primo compito sarà quello di nominarle queste parole, abbattendo quei muri di vergogna e quelle narrazioni tossiche che ancora ricoprono di false percezioni la malattia mentale e le persone che si trovano ad affrontarla nel corso della propria vita. Perché solo parlandone, solo raccontandoci, possiamo sperare di abbattere lo stigma, insieme.
Di salute mentale parleremo secondo varie prospettive e angolazioni. Una parte importante però sarà riservata al racconto personale, alle esperienze dirette e all’incontro nel dialogo, al fine di costruire insieme un Safe Space, uno spazio sicuro e libero in cui provare con il supporto e l’ascolto reciproco a generare contro-narrazioni positive, autodeterminate e consapevoli. E ad abbattere quel muro di vergogna che ci soffoca e rinchiude.
Nostra premura sarà raccogliere le storie e le esperienze di chi vorrà condividerle con noi, anche in forma anonima. E invitare chi si trova in una posizione privilegiata, perché non ha mai fatto esperienza di certe problematiche, a porsi in ascolto con mente e cuore aperti, rispettos* e desideros* di mettersi in discussione.