Pamela Marinella (in arte Pam Gogh) è un’artista dai mille volti che riassume nelle proprie creazioni una storia lunga decenni fatta di ricerca personale e scoperta costante. Non solo arti visive ma una esperienza variegata zuppa di umanità, viaggi a contatto con culture ancestrali e progetti di accompagnamento comunitario.
La sua storia di artista e donna figlia di molteplici orizzonti è un’ondata di brezza fresca in cui trovare il sapore inconsueto di un modo allo stesso tempo nuovo e antico di fare arte: senza elitarismo, senza distacco, cercando costantemente nell’opera d’arte il contrappunto di un impegno politico quotidiano.
Questo percorso di vita l’ha portata a scegliere di concentrarsi sulla natura come cura e guida delle singole esperienze comunitarie ovunque nel globo. Natura come filo conduttore, natura come luogo di appartenenza.
Ha da poco pubblicato un prontuario domestico delle piante più comuni che, se utilizzate nel modo giusto, aiutano ad alleviare i piccoli e medi malesseri quotidiani. Questo piccolo capolavoro della conoscenza naturale dal titolo significativo “La natura cura”, corredato dalle splendide illustrazioni dell’autrice, è finalmente disponibile online in formato cartaceo ed e-book.
E a proposito di rimedi naturali: nel weekend di Ferragosto Pam arricchirà il nostro Festival delle Cose Belle al Centro Panta Rei di Passignano sul Trasimeno (PG) con un laboratorio di pittura botanica meditativa, aprendo gli occhi sul segreto antico che si cela nelle pieghe di clorofilla della natura intorno a noi.
L’abbiamo incontrata in vista dell’appuntamento di agosto per conoscere di più del suo percorso umano, prima ancora che artistico, e scoprire i piccoli segreti nascosti tra le pagine del suo ultimo libro.
Ne è venuta fuori una intervista densa di sogno, dove la resistenza allo standard assume le forme di uno stile creativo e l’opera d’arte torna ad essere raccontata come “messaggio di consapevolezza e conoscenza”.
Noi non vediamo l’ora di vivere tutto questo tra i faggi e le cose belle del nostro Ferragosto Resistente (programma completo e ticket disponibili qui). Leggere le sue parole può essere un ottimo assaggio.
Ciao Pamela, nel tuo percorso come persona e artista hai vissuto esperienze diverse in moltissimi paesi, lavorando come volontaria e sostenendo le comunità in prima persona. Cosa ti ha spinta a focalizzare oggi la tua ricerca artistica sul legame tra natura, piante e la persona?
Ciao Guglielmo, wow grazie che bella domanda! È stato proprio conoscere culture e tradizioni diversissime dalla nostra che ho iniziato a conoscere la potenza del contatto con la natura e con le piante, sperimentandola su di me. Ho viaggiato in paesi in cui il legame con la natura e soprattutto il curarsi con essa è vita quotidiana. Uno dei miei primi viaggi fu nei territori saharawi (Sahara Occidentale) dove furono create scuole per la trasmissione delle cure omeopatiche sia veterinarie che mediche. Ho visto ed appreso che, come in India, ci sono intere popolazioni nel mondo che si curano soltanto con le piante e funziona. Tutto questo mi ha spinta a cercare di trasmettere a noi occidentali un sapere che comunque ci apparteneva. Nelle memorie di ogni anziana c’è un decotto alla malva per curare il mal di pancia o una semplice camomilla per dormire rilassati!
Ecco, come il tuo percorso di volontaria e cooperante ha influito e influisce sul tipo di arte che crei oggi?
Il mio essere eclettica deriva da questo. Quando sei cooperante ogni giorno è diverso, diventi un jolly, un “tuttofare” e questa è la mia indole. Tutto ciò che ho visto come volontaria mi ha portato ad avere una ricerca artistica profonda, che abbia un significato. La mia tesi di laurea fu un trattato sugli artisti che parlavano di ingiustizie, oltre a parlare di diverse multinazionali che ahimè cercano di allontanarci il più possibile da tutto questo sapere antico. Ho realizzato dei quadri che parlano proprio di questi temi, prima su tutte Madre Terra, una donna incinta che dà speranza di rinascita in mezzo alla desertificazione e alla iper industrializzazione.
Disegno, pittura su tela, pittura a muro, mandala…la tua arte è eclettica e multiforme. Cosa lega le differenti espressioni?
Il legame è dare un significato. Non realizzo mai un’opera soltanto per essere “estetica”, ogni mio quadro ha un messaggio importante legato alla consapevolezza e alla conoscenza.
Nel magazine di AWARE la sezione dedicata all’arte s’intitola Arte Resistente. Trovi una forma di resistenza nella tua arte? Se si, resistente rispetto a cosa o a chi?
Sono resistente alla standardizzazione e al lavorare con chi vuole opere solo per vendere. Ho avuto proposte da gallerie che volevano commercializzare e snaturare un po’ il mio messaggio, soprattutto in tele impegnative come Madre Terra, ma non ho mai ceduto. Se vogliamo salvare questo pianeta dobbiamo essere integri e coerenti con noi stessi. Attaccarci ai nostri valori ed andare avanti come treni.
Nel tuo libro “La natura cura” racconti di come la natura abbia già dentro di sé tutti gli strumenti di cui abbiamo bisogno per rigenerarci. A tuo avviso, a che punto siamo come società nel processo di valorizzazione di questa ricchezza naturale?
Non siamo ad un buon punto. Anzi in questo periodo siamo nel caos del cambiamento. Che, per carità, è un passaggio inevitabile, ma è destabilizzante. Ti faccio due grandi esempi. Durante la pandemia abbiamo visto quanto la natura sia straordinariamente bella senza l’essere umano. Città che si riempivano di cervi, volpi, rapaci…abbiamo assistito a questo spettacolo affacciati alle finestre, ma non abbiamo compreso perché siamo immediatamente tornati ad avere mille macchine per famiglia. Non solo, tutte le persone che hanno sofferto il lockdown dentro un condominio hanno iniziato ad andare in vacanza nella natura. Ecco, io viaggio con il mio Kangoo camperizzato e vado sempre nei boschi, non puoi immaginare le borsate di spazzature raccolgo ad ogni mio viaggio. Non siamo pronti, non abbiamo educazione, ne rispetto.
Il secondo esempio è in questo grande movimento del nuovo “veganesimo”. Non mangio carne, pesce e derivati dal 1997 per scelta verso gli animali, la loro sofferenza e il pianeta. Adesso è un po’ una moda e vedo in commercio prodotti che di genuino hanno ben poco. Tutti questi prodotti che imitano la carne hanno dentro un sacco di roba industriale, quando, alla fine, essere vegan è quanto di più semplice e genuino possa esistere: cereali integrali, verdure e legumi. Non abbiamo bisogno d’altro!
Totalmente d’accordo. A questo proposito: nell’introduzione del libro racconti come lo spunto sia nato da un tuo percorso di cura personale. A distanza di anni, quali benefici hai scoperto personalmente nell’utilizzo di piante medicinali? Ti va di raccontarci una esperienza che ti ha colpita particolarmente nell’utilizzo di piante medicinali?
Ah, solo su questa domanda potrei scrivere un secondo libro! Cerco di scegliere di quale parlare. Indubbiamente posso parlarti della malva. La malva è una pianta spontanea che è ovunque, anche in città. Ha una potenza di guarigione straordinaria e per me che ho il morbo di Crohn e in passato soffrivo di coliche tremende, la malva mi ha davvero aiutata a calmare gli spasmi. E’ indubbiamente la pianta a cui sono più grata e con cui ho avuto un rapporto più duraturo nel tempo. Ma davvero, non è l’unica! Non voglio dilungarmi però.
Viviamo un periodo storico in cui depressione, senso di solitudine e burnout da stress sono parte della vita di un numero sempre più crescente di persone. Che rimedi naturali consigli per affrontare disagi psicologici di questo tipo?
Questa non è una domanda facile. Sai corpo e mente sono tutt’uno. Se ho un disagio nella mente questo si manifesta anche nel corpo. Siamo collegati anche se la medicina occidentale non lo vuole ammettere del tutto. Perciò è fondamentale riuscire ad andare all’origine del problema, un po’ alla nascita del trauma. Avere consapevolezza di se stessi, obbligarsi ad avere tempo per se, andare a camminare nella natura e meditare sono le basi per un inizio di guarigione. Poi ci sono le piante. L’iperico, la Passiflora e il Biancospino curano importanti stati di ansia e panico. La lavanda, il bergamotto, l’epilobio e l’iperico aiutano nella depressione. Ovviamente consiglio sempre di farsi comunque guidare da un bravo psicanalista perché il lavoro va fatto a 360 gradi. Io per esempio mi curo con l’alimentazione macrobiotica, con l’omeopatia e l’agopuntura. Tutti strumenti validi e potenti.
Più in generale, come percepisci il rapporto delle nostre comunità, in Italia soprattutto, rispetto alla natura curatrice? Cosa manca per avvicinarci a pieno ad un approccio più simbiotico ed efficace?
Abbiamo una tradizione antica e le nostre nonne sono le ultime custodi del sapere. È stata proprio mia nonna a parlarmi da bambina della malva. Ma stiamo prendendo sempre più il volo della corsa. Non vogliamo avere tempo. Se abbiamo la febbre deve sparire immediatamente perché dobbiamo andare a lavorare. Quando invece la febbre è una benedizione, è uno spurgo naturale di tossine dal nostro corpo! Quello che ci manca è ritornare ai cicli della natura. Svegliarsi all’alba e andare a dormire quando il sole va giù, seguire i cicli della luna. Cu siamo scollegati da tutto questo, per questo inquiniamo la terra e, di conseguenza, siamo sempre più malati. Tutto è uno.
Sarai presente al Festival delle Cose Belle 2022 con un workshop su corpo e piante. Ti va di darci qualche anticipazione? Cosa possiamo aspettarci?
Tratterò proprio questi argomenti attraverso un laboratorio interattivo sulla consapevolezza del corpo e ci prenderemo tempo per sederci davanti alle piante del meraviglioso bosco che circonda Panta Rei e le disegneremo. L’arte è terapia e, quando disegniamo, entriamo dentro al soggetto staccandoci un po’ dal nostro piccolo grande ego così sempre troppo presente!
Non vediamo l’ora di vivere tutto questo insieme. Grazie Pam, aksanti!