– di Sfogo
Avevo intenzione di scrivere un articolo sul mio sentirmi incompreso. Avevo intenzione di dividere l’articolo in 3 parti: mi sento incompreso, ho paura di essere incompreso, sono incompreso. Non ci riesco. Semplicemente, quando si tratta di discorsi complicati, la mia mente non può fare un discorso lineare: la mia mente è una mappa.
Inizialmente può sembrare solo caos, ma in realtà si tratta semplicemente di uno schema che per ogni argomento ha diversi aspetti di cui parlare e analizzare, quindi non basta una semplice linea. Visto che mi firmo ”Sfogo” per un motivo, cercherò di andare avanti seguendo l’intento di voler tirare fuori quello che sento, senza necessariamente renderlo leggibile da tutti. Mi dispiace per quelli che perderò, ma questa è l’ironia e la bellezza del mio modo complicato e insolito di esprimermi: mi vieta di creare relazioni normali MA mi aiuta automaticamente a trovare le persone che mi capiscono al volo e che sono in sintonia con me.
Pochi legami, ma buoni.
Tutto è iniziato da quando ero bambino: introverso + intuitivo + pigro = cercare la via più breve per ottenere quello che voglio pensando molto e agendo poco. In pratica, cercavo di parlare il meno possibile e di usare il più possibile gesti, sguardi e versi con la bocca (niente di animalesco, solo cose come schioccare la lingua per dire no oppure fare il gesto del bere dalla bottiglia per chiedere di passarmi l’acqua). Ho iniziato a parlare un po’ più all’asilo, quando i miei compagni non erano abituati al mio modo di fare e non volevano farmi giocare con loro. Alle elementari, la maestra scriveva sulla pagella che i miei testi erano sintetici ma privi di errori; ho portato questo giudizio con me per tutta la vita: anche alle medie e al liceo il risultato era sempre lo stesso, «non hai fatto nessun errore ma sei stato troppo sintetico».
Durante l’ultima seduta lo ha capito anche il mio psicologo: «Io non pensavo stessi tanto male: il tono della voce era tranquillo ed il pensiero lucido. L’ho capito quando mi hai detto che stavi male anche se in precedenza eri al telefono con il tuo amico, perché avrebbe dovuto farti svagare abbastanza per far passare il panico». Leggendo e ascoltando gli altri, questi ultimi anni, ho capito che io sono semplicemente troppo sintetico e razionale rispetto a ciò che le altre persone vogliono.
Dico «ciò che le altre persone vogliono» perché siamo passati dai tempi d’inibizione dei nostri nonni, in cui tutto era vietato, ai tempi di oggi, in cui tutto dev’essere esagerato per essere notato. Ecco che ci ricolleghiamo ad uno dei pensieri del mio primo post: la trasparenza. Volete essere più sinceri e trasparenti possibili? Siate anticonformisti, pensate prima di parlare e poi cercate di esprimerlo con meno parole possibili, nel modo più semplice, e magari ci scapperà anche una crescita personale perché potreste notare che il vostro pensiero per niente sintetico e molto astruso in realtà non ha nessun vero significato, nessuna vera posizione.