– di Désirée Barra
La situazione in Cile è drammatica. Da giorni infiamma la rivolta nelle strade, mentre il Presidente dichiara lo stato d’emergenza e mette in campo l’esercito. A fare da scintilla l’ennesimo rincaro del biglietto metro. Qui la testimonianza dal campo da Désirée Barra, Casco Bianco con Apg23 in Cile.
Santiago del Cile è una polveriera. Alla notizie del rincaro del prezzo della metro sono scoppiate rivolte in tutta la città. Il governo ha risposto affidando il compito di gestire la sommossa al capo dell’esercito, il quale ha stabilito un coprifuoco da periodo di guerra. Al momento sono una decina i morti e più di 700 le persone in stato di arresto. Quali sono le motivazioni che si nascondono dietro le sommosse e cosa sta succedendo in queste ore tra le strade della città?
Qualche giorno fa il costo del biglietto per la metro di Santiago de Chile, negli orari di punta (07:00 – 08:59; 18:00 – 19:59), è aumentato da 800 a 830 pesos, che corrispondono a circa un euro: il prezzo è salito, per l’ennesima volta, di pochi centesimi. Un incremento progressivo che ha portato a far sì che il ticket costi oggi quasi il doppio rispetto a nove anni fa. Tra i primi a mobilitarsi ci sono stati gli studenti, che, come molti lavoratori, sono obbligati ad usufruire del servizio in quella fascia oraria, la più cara. Questi 30 pesos di differenza, dopo una serie di frustrazioni sociali, hanno rappresentato la goccia che ha acceso la protesta, andandosi a sommare a tutta una serie di misure che nel tempo hanno soffocato il ceto medio cileno. In particolare:
− lo stipendio minimo legale di 301.000 pesos al mese, circa 380 euro, dopo l’ultimo aumento di qualche mese fa (ovviamente anche in Cile esiste il lavoro in nero ed anche in Cile, nel lavoro in nero, si è spesso assunti con uno stipendio più basso). Il debito è una realtà quotidiana per molti cileni: ci si indebita per fare la spesa, per andare in vacanza, per studiare;
− l’aumento del prezzo della luce: del 10,5% da maggio, con la previsione di un ulteriore aumento del 9,2% in media (10% a Santiago), per un aumento totale del 19,7% nel 2019, dovuto dell’aumento del valore del dollaro negli ultimi mesi e, secondo José Venegas, segretario esecutivo della Commissione Nazionale per l’Energia, al fatto che, nel 2014, siano stati stipulati contratti di generazione d’energia elettrica poco convenienti e dei quali si stanno ora pagando le conseguenze. Una parte dell’aumento corrisponderebbe ai prezzi ancora elevati delle procedure di gara per la fornitura di energia elettrica effettuate tra il 2006 e il 2014;
− il sistema di capitalizzazione individuale, per cui i risparmi di previdenza sociale di ogni persona vengono depositati in conti personali in un gestore di fondi di pensioni (AFP) per ottenere una redditività e finanziare la propria futura pensione. Sistema per cui, oggi, molte persone anziane non riescono a vivere con essa: il 50% dei pensionati ottiene meno del 20% del suo ultimo salario;
− il costo delle abitazioni, che secondo la Camera Cilena della Costruzione (CchC) è aumentato del 67,8% dal 2011, rendendo irraggiungibile l’accesso alla compravendita di proprietà. Alcune settimane fa, a tal proposito, è stato trasmesso un servizio al telegiornale nazionale che segnalava che comprare un’abitazione a Santiago poteva richiedere le stesse risorse economiche richieste in Australia, riflessione assurda se si pensa, tra gli innumerevoli altri dati, al solo stipendio minimo cileno. Il Presidente della Commissione degli alloggi della Camera dei Deputati, Gonzalo Winter, ha dichiarato, circa due mesi fa, che «nel mondo ci sono mille modi in cui lo Stato può intervenire per abbassare i prezzi degli alloggi, ma il Cile non sta facendo nulla, perché la politica pubblica sta dalla parte dei guadagni del settore immobiliare».
Venerdì 18 ottobre, in tarda serata, è stato dichiarato lo stato d’emergenza dal Presidente della Repubblica Cilena Sebastián Piñera: di conseguenza egli ha delegato parte dei suoi poteri al Capo di Difesa Nazionale Javier Iturriaga del Campo, che ha previsto il coprifuoco per ieri notte, tra le ore 22 e 7 di questa mattina, per evitare ulteriori pericoli alla popolazione civile, secondo ciò che ha dichiarato. Inoltre, sabato pomeriggio, Sebastián Piñera ha dichiarato che il prezzo della metro è stato nuovamente abbassato a 800 pesos. Ma quei 30 pesos hanno molto più peso e, del resto, non è cambiato nulla.
Il bilancio post-coprifuoco annunciato dal Ministro degli Interni dà a intendere che la popolazione non vuole fermarsi: 7 bus sono stati incendiati, diverse persone sono gravemente ferite, 52 carabinieri hanno subito lesioni personali, 716 persone in tutto il Cile sono state detenute e 244, in particolar modo, durante il coprifuoco; fino ad oggi sono state adoperate 7.941 persone delle forze armate in risposta a circa 103 eventi di violenza in tutto il paese. Si parla di circa dieci persone morte, alcune delle quali in incendi appiccati ai supermercati. Molti di questi, nel caos di alcune proteste, sono stati scassinati e derubati. Molti di quelli centrali sono stati chiusi, obbligando a serrare anche i super market di municipalità non centrali perché presi d’assalto da una marea di gente.
Mentre sabato Piñera riconosceva ufficialmente il diritto e le motivazioni di tutte quelle persone che protestano pacificamente, la dichiarazione di domenica del Ministro degli interni, Andrés Chadwick, è stata aspramente criticata da alcuni esponenti del Partito Comunista, perché sembrava deresponsabilizzare la politica ponendo come unico focus i danni riportati alla città, senza analizzare o commentare i perché, senza citare le migliaia di persone che protestano pacificamente, che battono a tempo sopra le pentole e suonano i clacson in strada per fare rumore, quel rumore che desiderano far arrivare oggi, più che mai, alla classe politica, ora che pensano, forse, di poter essere ascoltati.
La speranza è che il governo voglia davvero analizzare in profondità cosa si celi dietro a quei 30 pesos di differenza. Nel frattempo non possiamo che augurarci che sempre più persone prendano in mano le pentole e posino le armi.