Una lettera aperta e un’azione condivisa di mailbombing diretta ai vertici RAI, ma anche a giornalistx e redazioni, per denunciare la grave normalizzazione di contenuti e linguaggi razzisti, sessisti ed eteronormativi sulla televisione pubblica italiana. Questa la campagna lanciata da varie realtà e attivistx per richiamare l’attenzione su una comunicazione pubblica che poco o nulla sta facendo per una svolta davvero plurale e inclusiva, rispettosa delle soggettività già discriminate e marginalizzate nel nostro Paese. #cambieRAI è l’augurio, insieme all’invito a iniziare una riflessione profonda e strutturale su quanto razzismo e stereotipi di genere siano costantemente presenti sul piccolo schermo, sotto veste di “battute”, linguaggi problematici e apertamente offensivi che però sono minimizzati o definiti semplici “gaffe”.
L’ultimo vergognoso episodio si è verificato il 28 marzo scorso, quando la popolare attrice Valeria Fabrizi, ospite del programma Da noi…a ruota libera, in onda nel pomeriggio su Rai 1, ha usato la N-word per descrivere se stessa in una foto che la ritraeva giovane, in risposta ai complimenti della conduttrice. «Bellissima no… sembro una ne**a, una ragazza di colore», ha affermato Fabrizi, contribuendo anche ad alimentare l’equazione “bianchezza” = bellezza, frutto di secoli di eurocentrismo e colonizzazione di immaginari, corpi, territori. La conduttrice si è limitata a rispondere «sarebbe una bellissima versione di te», passando oltre in modo sbrigativo, invece di intervenire in modo efficace e rendere davvero un “servizio pubblico” a chi guardava da casa l’ennesimo episodio di normalizzazione del razzismo all’italiana. Le parole dell’attrice, inoltre, sono state definite da gran parte della stampa come semplice “gaffe”, un’uscita involontaria e tutto sommato scusabile. Altri hanno fatto di peggio, e l’episodio si è trasformato in un siparietto su cui ridacchiare e alzare spallucce con affetto e comprensione verso una signora d’altri tempi che ha “peccato” di ingenuità.
Secondo voi cosa fa più orrore: il #razzismo spensierato di #ValeriaFabrizi, l'imperturbabilità assoluta di @francifialdini, la mancanza di provvedimenti di @RaiUno?https://t.co/LC9eHmL0Hx
— Il Grande Colibrì (@ilColibriLGBT) March 30, 2021
Questo è solo l’ennesimo esempio. Ricorderete tuttx le contestazioni sull’uso della blackface nel programma Tale e Quale Show, denunciato nuovamente anche nella lettera della campagna #cambieRAI. E mentre attivistx antirazzistx e soggettività POC parlavano e cercavano di spiegare il perché tale pratica fosse razzista e assolutamente ingiustificabile, la quasi totalità dell’informazione mainstream era impegnata ad assecondare la retorica dell'”esagerazione”, senza dare alcuno spazio e visibilità alle voci di chi quel tipo di violenza e discriminazione la vive tutti giorni sulla propria pelle, nera, letteralmente e non come performance e travestimento momentaneo. E il programma ha continuato ad andare in onda indisturbato e a normalizzare quella pratica.
Occasioni sprecate per rendere davvero un servizio a cittadini e cittadine, ma anche violazioni del codice etico che regolamenta l’istituzione della radiotelevisione italiana, che dovrebbe garantire «un elevato livello qualitativo della programmazione informativa caratterizzata da una visione europea e internazionale, dal pluralismo, dalla completezza, dall’imparzialità, dall’obiettività, dal rispetto della dignità umana, dalla deontologia professionale, dalla garanzia del contraddittorio adeguato, effettivo e leale al fine di garantire l’informazione, l’apprendimento e lo sviluppo del senso critico, civile ed etico della collettività nazionale(…)».
The black Italian community has been disrespected constantly in the Italian media, especially with the reckless and persistent use of the N* word. We are trying to let these media outlets stop the use of it but they are minimising the weight of the words and claiming free speech.
— David Blank (@davidblank_) April 3, 2021
Normalizzare linguaggi e contenuti del genere ha la conseguenza di diffondere due tipi di messaggi, diversi per target ma tra loro complementari. Uno ci dice che in fondo razzismo, come anche sessismo e omolesbobitransfobia, non sono problemi reali, scoraggiando perciò lo sviluppo di un dialogo e consapevolezze efficaci a riguardo; l’altro invece arriva alle vittime di queste oppressioni, e suona come: tu sei invisibile, tu non sei importante, tu sei marginale. E il fatto che questo passi proprio sulla televisione pubblica, per la quale pluralismo e inclusività dovrebbero essere valori indiscussi, è doppiamente grave. Se il pubblico medio di riferimento – e dunque il cittadino – continua ad essere esclusivamente quello bianco ed eterocis, allora il servizio pubblico smette di essere davvero tale. Anzi: non lo è mai stato.
#cambieRAI: è tempo di cambiare davvero e cominciare a riempire di senso e valore quella parola che oggi è tanto di moda, inclusione, e che il più delle volte diventa quota riempitiva da sbandierare, senza andare a toccare davvero strutture e rapporti di potere che generano oppressione e discriminazione.
Se anche tu hai a cuore questo cambiamento- e noi ce lo auguriamo! – ti invitiamo a partecipare al mailbombing. Basta scrivere all’indirizzo cambierai2021@gmail.com per ricevere tutte le istruzioni utili. Condividi il post denuncia anche sul tuo profilo Facebook e Instagram usando sempre l’hashtag #cambieRAI. Inoltre Giovedì 8 aprile ci sarà un sit-in davanti alle sedi Rai nelle città di Roma, Milano e Torino. Se vuoi scendere in piazza anche tu, contatta:
– per Roma (presidio alle 17.30 alla sede RAI di Viale Mazzini), i numeri 3892758740, 3348898612
– per Milano (presidio alle 17.30 alla sede RAI di Corso Sempione), i numeri 3512046914, 3493655579
– per Torino contatta: collettivo.ujamaa@gmail.com
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