Vicinanza a Gian Andrea Franchi e Lorena Fornasir dell’Associazione Linea d’Ombra, in prima linea nell’assistenza e soccorso dei migranti sulla rotta balcanica, per le accuse mosse di “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”. La solidarietà non è un reato!
La rete AWARE si unisce allo sconcerto espresso da molti in queste ore nell’apprendere i fatti accaduti all’alba del 23 febbraio a Trieste, quando le forze dell’ordine hanno fatto irruzione nell’abitazione privata di Gian Andrea Franchi e Lorena Fornasir, anche sede della loro associazione Linea d’Ombra ODV, attraverso la quale da anni prestano soccorso e assistenza ai migranti sulla rotta balcanica. Sequestrati telefoni personali, libri contabili e diversi altri materiali «alla ricerca di prove per un’imputazione di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina che noi contestiamo, perché utilizzata in modo strumentale per colpire la solidarietà», denunciano in un comunicato, che trovate qui.
Gian Andrea e Lorena, rispettivamente 84 e 64 anni, sono nomi notissimi nella loro comunità e tra le reti sociali su tutto il territorio italiano, per il loro instancabile impegno – umanitario e politico – di assistenza e soccorso a chi giunge a Trieste dopo aver subito indicibili sofferenze e privazioni lungo una delle rotte migranti più estreme. Grazie a loro, la zona di frontiera – luogo di repressione mai neutrale, ricordiamolo, anzi attraversato da tensioni e contraddizioni che via via si sono aggravate negli ultimi anni – si è fatta un po’ più umana, aprendosi almeno alla speranza di trovarvi al di là accoglienza e mani amiche. Non tutti coloro che cercano di attraversarla ce la fanno: arrivano quelli che sono riusciti a sfuggire alle pattuglie che controllano il confine e alle disumane politiche di deportazione di cui ci rendiamo complici come Stato ogni giorno.
Ancora una volta assistiamo alla pericolosa e ipocrita criminalizzazione della solidarietà, mentre di nuovo si confondono le acque, equiparando il problema – gravissimo – del traffico internazionale di esseri umani e del loro sfruttamento alle azioni spontanee di soccorso e solidarietà verso ad altri esseri umani, ciò che dovrebbe rappresentare invece il fondamento imprescindibile della nostra “democrazia”. Non possiamo continuare a trattare come fossero criminali le tante persone che ogni giorno, in Italia, sono impegnate in azioni solidali, le quali vanno inoltre a riempire le mancanze e irresponsabilità – queste sì, criminali – di un’Europa che assiste muta e cieca allo sfacelo dei diritti umani in atto nel suo stesso cuore. Le abbiamo viste tutte le notizie e le immagini dal campo di Lipa, tra Bosnia e Croazia, dove centinaia di persone sono state lasciate al gelo, senza acqua né riscaldamento, e dove proprio Lorena e Andrea sono stati di recente in missione (qui il loro report).
Non è possibile poi continuare a usare l’etichetta “clandestino” come un marchio imposto su corpi, vite, esistenze e come una sentenza insindacabile che cancella storie e diritti e favorisce la criminalizzazione del migrante in quanto tale, anche nella percezione pubblica. Quella di “clandestino” è una definizione eticamente scorretta e violenta e vogliamo ribadire che essa rappresenta solo una momentanea situazione burocratica e amministrativa: nessun* nasce clandestino e nessun essere umano può essere definito illegale in quanto tale!
Vogliamo lasciarvi con le parole di Gian Andrea Franchi, contenute in un altro comunicato diffuso ieri 25 febbraio (potete leggerlo qui, con altri aggiornamenti sulla situazione): «Io rivendico il carattere politico, e non umanitario, del mio impegno quinquennale con i migranti. Impegno umanitario è un impegno che si limita a lenire la sofferenza senza tentar d’intervenire sulle cause che la producono. Impegno politico, nell’attuale situazione storica, è prima di tutto resistenza nei confronti di un’organizzazione della vita sociale basata sullo sfruttamento degli uomini e della natura portato al limite della devastazione (come la pandemia ci mostra). È inoltre tentativo di costruire punti di socialità solidale che possano costantemente allargarsi e approfondirsi».
Approfondiamo questi ponti, non rinunciamo alla solidarietà, facciamo il nostro – ciascun* quel che può – per costruire una società dove questi fatti siano impensabili e ogni essere umano possa avere stessa dignità, diritti, giustizia.
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Per ogni aggiornamento vi invitiamo a seguire la pagina Facebook dell’Associazione Linea d’Ombra, il loro sito www.lineadombra.org e di iscrivervi alla mailing list da loro creata per fare rete e ricevere notizie, qui: https://groups.google.com/g/ldo-solidali?fbclid=IwAR2aAQc0WNc4U2uO_wk_CJ63m1QRu4Jo2zyIGWpR2WKwrop6-3FZr4ZfGBU&pli=1
Vi segnaliamo inoltre che, in solidarietà a quanto successo, il film Dove bisogna stare, che racconta l’opera di Lorena e Gian Andrea a Pordenone, prima di trasferirsi a Trieste, sarà disponibile per una settimana gratuitamente qui: https://partecipa.zalab.org/dove-bisogna-stare/. Il film è una produzione ZaLab in collaborazione con Medici Senza Frontiere.
[Foto in evidenza: Lorena Fornasir, a destra, e Gian Andrea Franchi, dietro di lei. Credits: www.lineadombra.org]