DOdiMatto è un’associazione di promozione sociale nata dalla necessità di dar voce alle persone con disagi psichici. Attraverso un team variegato e preparato, DOdiMatto si pone l’obiettivo di realizzare e promuovere prodotti artistico-culturali, stando al fianco di queste persone e favorendone l’inclusione sociale.
IO, ME & LUCA è il nome del loro primo progetto, un disco di poesie scritte da Luca, ragazzo con diagnosi di Disturbo Borderline di Personalità.
Per sostenere le spese, è attiva una campagna di raccolta fondi su Eppela. Tantissime idee, un grande entusiasmo e la voglia di fare rumore attraverso l’arte e la cultura.
Ne parliamo con i volti dell’associazione: Renato Murri, psicologo e musicista per passione, e Alessandra Cimino, attrice e operatrice di teatro sociale.
Ciao Renato e Alessandra! Come state? Come va questo fine 2020?
Renato: Ciao! Molto bene, grazie! Paradossalmente, in controtendenza all’andamento generale di questo 2020, per me è stato un anno super, ricco di soddisfazioni e traguardi.
Alessandra: Non è ancora finito! Potrebbe sembrare una minaccia ma per noi e per il nostro progetto questi ultimi giorni di dicembre sono decisivi. Quindi non lasciamoli finire così in fretta!
Questi sono gli ultimi giorni della raccolta fondi su Eppela per sostenere le spese del primo progetto di DOdiMatto, il disco IO, ME & LUCA. Ci raccontate a che punto siete con il lavoro?
A: Ecco, appunto. Siamo all’ultimo giro di pista. Abbiamo avuto una partenza in accelerazione, grazie al supporto di artisti e artiste che ci hanno sostenuto, alle collaborazioni che abbiamo tessuto, alle idee che sono divenute fatti. Per me, tutto è iniziato ad agosto 2019 da una telefonata inaspettata e una lunga conversazione insieme a Renato, che mi ha parlato di Luca, delle sue poesie e di questo sogno: un’associazione dove arte e fragilità si incontrano. È stato un incontro di voci e racconti. A febbraio 2020 ci siamo finalmente incontrati, fisicamente, ne La Tana del Bianconiglio, lo studio di registrazione dove abbiamo cominciato il lavoro di incisione. La distanza forzata dei mesi di lockdown era qualcosa che avevamo già sperimentato, avendo cominciato a ragionare sul disco proprio a distanza, io a Roma e Renato a Torino. Quindi non c’è stata una vera e propria battuta d’arresto, nonostante tutto. Da giugno, quando sono stati di nuovo possibili gli spostamenti, siamo andati ad ultimare il lavoro di incisione. Adesso viene la parte più delicata, l’ultimo giro di pista: missaggio, masterizzazione e lancio. Speriamo che il crowdfunding ci aiuti a portare a termine un prodotto artistico-culturale pensato per avere anche un impatto sociale mantenendo un livello di alta qualità. Desiderio più grande: la stampa in formato vinile. Credo necessario, soprattutto quando si tratta di arte (per sua natura immateriale), tendere all’analogico e quindi all’ “uguale”, a qualcosa che restituisca il concetto in una forma che gli è il più possibile fedele. Io ho abbracciato il sogno di Renato, che ora è anche il mio. La domanda del nostro crowdfunding è: sogniamo insieme?
Possiamo chiedervi in super esclusiva quando pensate potrà uscire il disco? Avete altri progetti a cui state lavorando?
Bisogna partire dal presupposto che IO, ME & LUCA è un album che stiamo cercando di preservare dall’onda delle mode. Questo da una parte lo ha protetto da un anno strano per tutti, soprattutto per il mondo dell’arte, dall’altra gli ha permesso di concedersi i suoi tempi di realizzazione rallentando davanti alle difficoltà e accelerando davanti alle opportunità. Non ci siamo dati scadenze a favore di un prodotto di qualità. Pensiamo possa essere lanciato entro aprile del 2021. Rispetto ad altri progetti, sicuramente tanta roba bolle in pentola, compresa l’attesa di esiti di alcuni bandi a cui abbiamo partecipato. Ma per il momento la priorità è quella di dare il giusto spazio e la giusta attenzione a IO, ME & LUCA.
Immagino che alla base dell’idealizzazione di DOdiMatto ci fosse anche la voglia di curare un prodotto artistico, sotto la cura della vostra sensibilità. E’ un percorso emozionante? E’ stimolante mettersi il gioco sia dal punto di vista creativo che dal punto di vista della supervisione psicologica?
Quando abbiamo pensato a DOdiMatto abbiamo abbozzato delle idee e una direzione. Il timone di queste idee è stata la volontà di mettere a disposizione competenze personali e professionali che quotidianamente ci entusiasmano nei nostri rispettivi lavori e questo sicuramente ha posto le basi per un “percorso emozionante”. C’è da dire che DOdiMatto è un’Associazione che nasce a febbraio del 2020, ma c’è dietro un lavoro di confronto e brainstorming che andava avanti da più di un anno. Ecco perché ci piace più pensare a DOdiMatto come un punto di arrivo, piuttosto che un punto di partenza. Dal punto di vista creativo lo stimolo viene proprio da questo primo progetto: poesie. La poesia è, per sua natura etimologica (gr. ποιέω: creare ), l’atto creativo per eccellenza. Il momento della creazione è il momento in cui ci astraiamo da quello che siamo per diventare altro da noi – parola colore suono rappresentazione. Un momento in cui non ci sono
differenze. In questa sospensione di genere, credo, pensiero, individualità e individualismo, la nostra apparenza finalmente decade e la sfida diventa proprio accettare di non avere difese. Lì possiamo cominciare a fare poesia, cominciare a creare. Mentre dal punto di vista psicologico è un lavoro molto delicato, che cerchiamo di monitorare costantemente per non perdere il focus e il senso dell’Associazione stessa. Diciamo di raccontare il disagio psichico con un focus diverso: più leggero ma non superficiale. Questo lo rendiamo possibile solo attraverso un lavoro di confronto costante su come trattare delicatamente un tema piuttosto complesso quanto delicato, di cui l’arte e la cultura ne sono un contenitore solido.
C’è poca empatia nell’industria musicale nel seguire e promuovere progetti di persone che soffrono di disturbi mentali, oppure sono queste persone a sentirsi poco stimolate a portarli avanti? Lo chiedo perché non conosco etichette musicali
dedicate, e forse la vostra idea nasce proprio per colmare quello spazio.
Credo si tratti di un confine più sottile. Penso che il mondo della musica, più che sul disagio psichico in sé, si sia sempre soffermato e abbia mostrato interesse più sull’aspetto folle e geniale delle personalità dei singoli artisti. Pensiamo a Kurt Cobain, a Jim Morrison, a Amy Winehouse… sono personalità complesse dal punto di vista psichico eppure la loro “stravaganza” è diventato un “marchio di fabbrica” – gli addetti ai lavori direbbero: “funzionano!”. Dal punto di vista delle persone, non credo non si sentano stimolate a portare avanti i propri progetti, al contrario. L’artista chi è, se non una persona che lavora con la parte più intima ed emotiva di sé per tirare fuori emozioni, positive o negative che siano? Per il nostro Luca la scrittura è proprio questo: una catarsi liberatoria che gli permette di elaborare e comprendere le proprie emozioni, spesso difficili da gestire.
Mentre scrivo le domande, mi chiedo se io stia effettivamente utilizzando i termini corretti per affrontare il discorso. Non posso non chiedervi: ci sono dei termini più giusti di altri per riferirsi alle persone con disagi psichici? Ci sono invece termini che vanno evitati, perché discriminanti? Aware da sempre lavora e migliora per prestare attenzione ai termini che scegliamo, perché crediamo nel linguaggio come strumento fondamentale per cambiare la percezione della realtà a partire, appunto, dai gesti più automatici e quotidiani.
Bella domanda. In questo anno di lavoro più volte ci è capitato di fare attenzione a quali termini utilizzare e quali fossero i più corretti. In questo ci è stata di grande aiuto la psicoterapeuta del nostro team, Ilaria De Paolis, con cui abbiamo rivisto tutte le diciture legate agli obiettivi in generale dell’Associazione e soprattutto rispetto al progetto IO, ME & LUCA. Ad esempio non parlare di “ragazzo borderline” ma di “persona con diagnosi di disturbo borderline di personalità”. E’ chiaro che confrontandoci con l’esterno, non possiamo pretendere che non ci siano errori e diciture più comuni e meno corrette. Non è un problema. Sappiamo che si tratta di un ambito delicato e per questo cerchiamo di fare passare la sensibilizzazione anche di qui. Inoltre, personalmente e quotidianamente – per lavoro – cerco di abbattere etichette e “diciture”. Mi piace pensare alla Persona, ognuna con le proprie caratteristiche e specificità. Non a caso, come frase che rappresenta il progetto IO, ME & LUCA abbiamo scelto un verso delle poesie di Luca che dice “la diversità ci rende unici, la libertà ci rende umani.”
A livello di rappresentazione mainstream pensate che al momento i prodotti artistici diano il giusto spazio alla salute mentale, e che l’argomento venga trattato in maniera onesta? L’anno scorso mi sono messa a guardare Skam Italia perché volevo leggerezza, ci ho trovato molto di più. Mi viene in mente la stagione di Martino, quando lui difende a tutti i costi, forse in maniera leggermente romanticizzata, la sua relazione con Niccolò, affetto dal disturbo borderline di personalità. Credo che sia un bene fare educazione tramite canali di questo tipo: tantissimi ragazzi e ragazze guardano le serie tv.
A: Credo che di alcune cose non si parli mai abbastanza (abbastanza in qualità e non solo in quantità). L’errore di fondo sta laddove la cultura e l’arte vengono confuse con qualcosa che non è né l’una né l’altra. Ugualmente, anche il tema della salute mentale rischia questo errore. Oggi abbiamo la possibilità di dire quello che vogliamo su qualunque cosa e io penso questa non sia democrazia ma anarchia. E l’anarchia della parola, svuotata di significato, genera ignoranza degenerativa. Ma vorrei sempre avere il beneficio del dubbio in quello che dico, poiché nel dubbio sta la speranza di non avere ragione. È importante, importantissimo, fare informazione. Ma che sia buona e sana! Parlo ovviamente in generale, in quanto non ho visto Skam. Se il personaggio di Niccolò può parlare alle persone, in maniera corretta, di un tema così delicato e importante… Perché no?
R: Neanche io ho visto Skam ma, ad esempio, ho trovato molto interessante il modo in cui Modern Love ha affrontato il disturbo bipolare nell’episoodio Take me as I am, whoever I am. Oppure il modo in cui il film Joker ha saputo sfondare la parte più emotiva di chiunque l’abbia visto attraverso un’ottima narrazione di cosa sia la fragilità umana.
Renato, hai studiato prima Scienze e Tecniche Psicologiche e poi Psicologia del lavoro, suoni la chitarra e con CASA CAOS musicavi poesie. Insomma, il contesto da cui arrivi ha basi solide. Se l’Associazione è un punto di arrivo, qual è il punto di partenza, l’urgenza che ti ha fatto iniziare questa avventura?
Il punto di partenza è un mio momento di stop. Si era da poco concluso il percorso con CASA CAOS lasciando qualche malumore misto a tristezza. A questo si aggiunge anche il fatto che era un periodo in cui la quantità della musica che veniva – e che ancora viene – pubblicata, non si sposava con i miei personali canoni di qualità. Nulla mi entusiasmava e tutto mi sembrava affidato alla necessità di pubblicare “musica” per cavalcare un’onda legata ad un genere. Non avevo nulla da dire, o semplicemente avevo voglia di zittirmi. Avevo deciso di appendere la chitarra al chiodo e di coltivare maggiormente il lato professionale. E proprio durante un percorso di orientamento a lavoro, di cui ancora oggi mi occupo, ho conosciuto Luca che mi ha regalato un “pacchetto” di poesie per ringraziarmi, ma soprattutto per provarne a fare qualcosa. L’ho colto come un segno. Di lì il tentativo di unire pezzi e parti di me per restituire qualcosa che fosse utile per gli altri. Ne è nato il primo progetto IO, ME & LUCA. Un progetto che in qualche modo ha anticipato la stessa ufficializzazione dell’Associazione DOdiMatto. Volevamo farne un disco che fosse un vestito per le poesie di Luca. Il vantaggio è stato quello di non avere una band. Questo ha significato non avere confini musicali e poterci inserire qualsiasi sfumatura ritenessimo necessaria e calzante ad accompagnare le singole parole. Oggi, ascoltando il disco ci accorgiamo di aver fatto qualcosa di importante. Non un disco, ma un vero e proprio viaggio nella follia più intima, in cui perdersi per ritrovarsi più umani e sensibili.
Nel video di presentazione della raccolta fondi su Eppela c’è un intervento di Pierpaolo Capovilla, che sostiene il progetto di Io, Me e Luca. Dice che state facendo la cosa giusta, e le cose giuste sono anche belle. Noi con Aware crediamo in una bellezza forte e resistente delle piccole cose, che può cambiare il mondo. A volte c’è bisogno che sia qualcuno di simile, vicino a te – non un’istituzione, a sentirti parte e degno di questo mondo, esattamente come tutte le altre persone. Per questo vi ringraziamo per quello che state facendo, per disegnare confini tra normalità e follia un po’ più imperfetti (ammesso che ci siano davvero!), per lasciarli mescolare.
A: Sì, ciò che è giusto è bello. È giusto sentirsi diversi ed è bello. È bello sentirsi diversi in quanto unici ed è giusto. È giusto ed è bello sapere che non siamo soli e non siamo solo “io”. Ci sei tu, c’è l’altro, ci siamo noi. E c’è IO, ME & LUCA .
Grazie a voi di AWARE per questo incontro. Le piccole cose cambieranno il mondo, promesso!
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Potete trovare tutti gli aggiornamenti su DOdiMatto sulla loro pagina Facebook.
Tutte le foto sono in gentile concessione da Luca Passerotti.