Da bambina abbracciavo gli alberi
e parlavo con loro
gli altri bambini mi prendevano in giro perché
dicevo a tutti di essere una strega
e di sentire la voce dei fiori e delle radici
loro non mi credevano
e continuavano i loro giochi
per dispetto mi portavano
margherite rovinate
rami spezzati e code di lucertola
io le seppellivo con cura
piangevo per loro
a volte pregavo
d’istinto
senza sapere a chi o cosa
poi mi facevo serena
perché nella mia testa di bimba
c’era già la consapevolezza
che sarebbero diventate altro
sparpagliandosi in
frammenti spore squame
nutrendo la terra della loro
bellezza
di succhi liquidi
e quindi vita
nel giardino sotto casa mia cresce un grosso pino
solitario e un po’ piegato dagli anni
ero solita confidargli tutti i miei segreti
e in silenzio ascoltavo le sue risposte
appoggiavo un orecchio sulla corteccia
e chiudevo gli occhi
erano così sagge e semplici
quelle risposte
una semplicità che crescendo
si perde
cercandola nei posti sbagliati
col tempo gli alberi sono diventati solo alberi
i fiori ornamenti nelle stanze d’altri
oggetti – oggetti! –
senz’anima in vasi di plastica
gli animali liberi comparse frettolose
in porzioni di tempo distratto
eppure quella bambina non è mai andata via
si è nascosta dentro di me (nascosta bene)
e a mia insaputa
senza che me ne rendessi conto
ha continuato a cantare filastrocche
come incantesimi
sottovoce
a strizzare gli occhi alle lucertole
in riposo sotto il sole
a sorridere ai papaveri alla luna alle maree
a sentire tutto sempre dentro
e fuori
un giorno ha fatto capolino oltre le mie ciglia
ho sentito i suoi occhi sovrapporsi ai miei
la sua lingua solleticarmi il palato
per farsi posto
non era triste
solo un po’ scocciata
per averla trascurata tutto questo tempo
oggi quando guardo la luna
cantiamo insieme quelle filastrocche
che sembrano incantesimi
con gli alberi parliamo di nuovo
e stiamo attente a non calpestare fiori
siamo io e lei
di nuovo strette
in un abbraccio
e da ogni cosa
abbracciate.
***
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