Smajl è un ragazzo nato in Kosovo, ha 17 anni, ma a prima vista non lo direste mai. Ora vive in un appartamento di alta autonomia vicino alla stazione dei treni di Mestre ed è coinvolto in un progetto di inserimento sociale nel territorio, gestito da una cooperativa sociale in appalto con il comune di Venezia. Per lo stato italiano non è altro che una sigla: MSNA. Minore. Straniero. Non accompagnato. Per me che lo vedo ogni giorno è molto di più. Il grande gigante gentile.
Ogni volta che mi metto al suo fianco mi stupisco dell’immediata sensibilità e capacità di farmi sentire protetto sotto le sue grandi spalle e le sue lunghe braccia. Un suo abbraccio, così forte e rude nel contatto, trasmette un’energia che riveste i corpi di una sicurezza materna, di un conforto fraterno. Poi basterebbe solo sfiorare il suo sguardo per leggere nella sua iride color turchese la sua storia, il suo passato, le sue battaglie.
Ogni volta che ci penso, mi sento piccolo e mi chiedo come ci si possa sentire ad avere visto tante cose a quell’età. La casa, la famiglia, i primi amici a scuola, le abitudini della terra, i cibi del paesino. E poi abbandoni, lacrime, le paure, il terrore, gli sguardi di una madre che saluta un figlio, ancora un altro, troppo presto. E di nuovo abbandoni, persone sconosciute con le quali bisogna contrattare un passaggio, fidarsi, migranti che come te si aggiungono al sentiero, aumentano le domande, le paure. Ce la farò? Dove mi sveglierò domani? Le fatiche emergono negli occhi di chi è scappato, è salito su un furgone pieno zeppo di uomini, donne, animali, di giorno ha contato i km che lo separavano da casa e di notte ha camminato tra linee immaginarie che hanno un significato di rivalsa, di speranza. Una nuova vita.
Smajl vorrebbe diventare un operatore nel sociale. In Kosovo aveva già iniziato gli studi, ma lì non c’era la possibilità di continuare. Non esiste futuro e non vi è la possibilità di scegliere, di ambire, di provare. Le cartucce finiscono presto lì. E allora il desiderio e i sogni che si coltivano giorno per giorno si fanno imprescindibili e vitali. Son questi che ti spingono, che ti danno la forza di attraversare i Balcani in lungo e in largo, che ti stampano un sorriso ogni mattina quando sai che hai ancora tutto da costruire e nessuna certezza. Un sorriso che mi spiazza ogni volta e mi fa capire quanto siano grandi le sue ambizioni.
Questa canzone significa molto per Smajl. Racconta l’assurdità di un mondo fatto di frontiere, passaporti e porti chiusi. Racconta molto di più di una semplice sigla su un decreto della questura, di un nome e un cognome su un permesso di soggiorno, di un contratto di lavoro.
Questa è la storia di un ragazzo, che crede in sé stesso, che scherza e dona gratuitamente una risata, che ringrazia e si incazza perché una pandemia ha stravolto i suoi piani, i suoi progetti, ancora una volta.
Questa è la storia di Smajl, che nonostante tutto continua ad andare avanti, facendosi spazio con le sue grandi spalle in un mondo difficile, sempre più stretto, ma che ha bisogno di sorrisi come il suo.