La guardi negli occhi e sembra di trovarci una calma infinita. Le guanciotte così tonde e morbide, i riccioletti afro che cadono a fontana sulla fronte, le dita piccole e lisce. Più la osservo e più mi chiedo cosa ci faccia ricoverata nel centro di salute di Kanyaka. Eppure è così, la dottoressa me lo ha spiegato decine di volte.
La malnutrizione non si mostra con i simboli strazianti dei documentari di guerra, dove corpicini striminziti appesantiti da una pancia gonfia sorreggono delle teste sproporzionate. O almeno non solo. Nella maggior parte dei casi una malnutrizione acuta si nasconde dietro l’illusione di una simpatica obesità. In realtà sono edemi: la mancanza di proteine provoca la nascita di liquidi intracutanei. È facile lasciarsi confondere. L’apatia e la stanchezza insolita per l’età sono i segnali d’allarme della malattia.
Lei si chiama Kyungu, ha sei anni e viene da un villaggino dello Zambia a pochi chilometri dal confine con il Congo. Dopo aver perso la mamma, ha vissuto con il papà e due zie nel silenzio di una povertà senza troppi rimedi. Sono stati loro a scegliere di superare il confine per portarla nel centro di Kanyaka, l’unico punto medico nel raggio di chilometri. Qui Kyungu, stanca e indifferente, ha trovato una equipe di medici e infermieri pronti a seguirla.
È ricoverata da circa due mesi nell’unità nutrizionale, dove alloggia insieme ad una delle zie. Un pasto alla volta, seguendo la dieta delle specialiste, è uscita dallo stato di malnutrizione acuta. Lo si vede dal sorriso e dalla voglia di correre dietro alla palla di stracci lasciata rotolare nel patio, tra i manghi.
Ogni giorno le strutture di AMKA ospitano decine di bambini come Kyungu. Il centro di salute di Kanyaka rappresenta l’unica speranza per più di quaranta villaggi nella zona rurale di Mabaya, dove il tasso di malnutrizione infantile tocca picchi del 50%. Per far fronte all’emergenza AMKA sta pianificando la costruzione di una nuova unità nutrizionale, più grande e meglio equipaggiata.
Ogni donazione, ogni azione di supporto è un grido di liberazione la cui eco arriva lontano fino ad accarezzare le guance gonfie di Kyungu. Un passetto alla volta, sapremo ridarle la vitalità piena dei suoi sei anni.
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