Non scrivo un articolo tutto mio da un po’ di tempo ma avevo bisogno di uno sfogo (eheh) sulla questione delle azioni un po’ più fastidiose per lo status quo.
La tattica di base dell’attivismo è: agitate, educate and organize. Smuovi le persone, educale (in modo costruttivo) sulle cause del problema e infine organizzatevi assieme per azioni adatte a risolvere la situazione. Il cambiamento climatico è una brutta bestia perchè, come ben sappiamo, è a tratti invisibile, graduale e basato su ordini di grandezza che come umani non possiamo percepire. (Ma che roba è una tonnellata di CO2!?)
Tutte ragioni per cui agitare ed educare sono compiti decisamente difficili quando se ne parla, mentre in altri campi è più difficile il terzo step.
Tenendo conto di questi fattori e del fatto che la nostra attenzione è depredata da vari derivati del capitalismo (doomscrolling goes vroooom), qual è l’antagonista contro cui bisogna combattere quando si decide di fare attivismo/politica?
Il tempo e lo spazio cognitivo.
Sì, la domanda è al singolare ma la risposta al plurale perchè sono facce della stessa medaglia:
- se avessimo tanto tempo, non avremmo bisogno di molta energia per concentrarci su temi complicati, magari spezzettandoli poco alla volta senza fretta;
- se avessimo tanta energia cognitiva / attenzione, non avremmo bisogno di molto tempo per farci entrare in testa concetti complessi.
Mettiamo nei buoni propositi di quest’anno il fare della politica che tiene conto del tempo e delle risorse delle persone.
Quindi chi imbratta il vetro dei quadri o blocca una strada per 20 minuti ha come principali obiettivi:
- far entrare a forza l’esistenza e, soprattutto, l’urgenza di alcuni temi nel mainstream (il vero mainstream si intende, non internet);
- fare pressione politica, facendo capire che il conflitto potrebbe aumentare pian piano sempre di più se le richieste non venissero accolte (vedasi ecoterrorismo);
- fornire un assist a giornalistə che ne vorrebbero parlare ma sono bloccatə dalla redazione;
- creare affiatamento e validazione nel gruppo, (in modo un po’ tribalista) per eventualmente fare azioni più rischiose e darsi supporto;
- dare l’esempio a quella piccola percentuale di persone che hanno bisogno di una dimostrazione del genere per far scattare la scintilla e attivarsi a loro volta.
”Ok Sfogo, però perchè:
- rovinare le opere in modo egoista?”
Non lo fanno: quando si tratta di monumenti o simili viene utilizzata la vernice lavabile e quando si tratta di quadri e simili c’è sempre il vetro protettivo;
- rischiare di intralciare le ambulanze?”
Il 118 viene avvertito e in ogni caso vengono lasciate passare sia ambulanze sia persone che stanno male;
- ignorare che magari qualche vita si sarebbe potuta salvare con quei minuti in più di slalom tra le macchine ferme per passare?”
Casistica completamente fuori anche dal controllo di qualsiasi tipo di manifestazione e/o sciopero dei mezzi annunciati in precedenza: questi problemi di salute sono rari, imprevedibili e non si può mai sapere quanto tempo si ha a disposizione;
- far perdere appuntamenti anche seri alle persone in macchina?”
I blocchi durano sui 20min: se hai l’appuntamento della vita al quale non puoi tardare minimamente ti consiglio di tenere in conto di imprevisti prima di uscire di casa;
- giocare col fuoco?”
Lo si fa ogni volta che si fa della politica che vuole cambiare uno status quo dal basso: chi detiene il potere/i mezzi per cambiare le cose minimizzando i danni collaterali è chi più non vuole cambiare le cose radicalmente;
- non andare direttamente alle sedi del potere?”
Il conflitto aumenterà poco a poco e infatti, dopo aver scritto la prima versione di questo articolo, sono accaduti questo e quest’altro (prima avrei linkato this one);
- non andare direttamente a fermare le estrazioni?”
Quello che sta accadendo in questi giorni a Lützerath;
- non andare in un posto x a fare y?”
Non lo so, entra in uno dei gruppi che se ne occupano e proponilo, potrebbe essere una buona idea (sono serio).
Per l’ultima domanda serve uno spazio a parte, perchè la risposta sintetizza un po’ tutto ciò di cui
abbiamo parlato e introduce un nuovo concetto.
”Non si rischia di far del male alla causa?”.
No, bisogna tenere a mente che non tuttə devono fare tutto.
Se io decido di imbrattare i monumenti, è bene evitare di provare a prendere anche il ruolo della divulgazione o di memer o le altre infinite forme di attivismo che contribuiscono al nudging o all’effettiva applicazione dei cambiamenti (come potrebbe essere il creare una comunità energetica nel proprio quartiere).
Queste azioni scavalcano il problema dell’attenzione e facilitano la possibilità di affrontare i temi con le persone intorno a noi, poi sta a noi altrə differenziarci per bene. Proprio come succede negli ecosistemi naturali dove c’è una differenziazione funzionale: il lavoro di un animale può aiutare la sopravvivenza di un altro e/o di una pianta e così via fino a creare un ecosistema sano (nel nostro caso, ecologia politica).
Alcuni temi andrebbero approfonditi ma spero vivamente di esser stato abbastanza esaustivo almeno da dare qualche strumento in più per discutere e far discutere di attivismo in modo ecologico e strategico.