Sono Guglielmo.
Mi identifico come uomo ma non vedo questo come un confine dentro cui costruire la mia identità.
Sono figlio di una mamma e di un papà e fratello di un fratello ma allo stesso tempo sono figlio e fratello di centinaia e centinaia di persone incontrate e vissute durante un cammino sparso su tre continenti diversi. A volte sono stato anche papà, a volte mamma.
Sono nato in un fazzoletto di terra che un pugno di uomini qualche centinaio d’anni fa ha scelto di chiamare Italia. Le mie radici biologiche sono lontane e abbracciano mezzo Mediterraneo. Il senso di appartenere a una terra ben più ampia si fa più forte ogni giorno in cui ne scopro un nuovo tassello.
Ho ricevuto una educazione cattolica e con gli anni ho imparato che la spiritualità è una voce universale ben più profonda e intima della religione. Credo in Dio, Allah, Madre Terra, Inti, te, me, noi e in ogni manifestazione di questa unica voce.
Sono questo oggi, chissà chi e come sarò domani.
La cosa che preoccupa di più in questo giorno di conteggi e somme è la possibilità che tutta questa complessità venga ridotta a una verità digeribile fatta di poche sillabe, buona per farci sentire in pace nella ninna nanna della paura.
Assottigliare l’infinita profondità dell’anima e del sogno che ognunə porta appresso a quattro slogan da strillare in faccia a chi è più fragile, così, giusto per fingerci dal lato giusto.
A un oceano di distanza come a due passi da casa, il mio lato giusto continuerà ad essere quello intricato, contraddittorio e complesso del dubbio e della ricerca. In poche parole, il lato debole.
Per fortuna, in buona compagnia.